Page 177 - Il mercante d'arte di Hitler
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sede». Ma Gurlitt non intende soltanto innalzare il numero dei
visitatori, vorrebbe educare il suo pubblico, avvicinarlo anche
all’arte astratta. E combina così l’esposizione della collezione
fotografica di Kurt Kirchbach con pittura e scultura non
figurative. Sviluppa inoltre mostre su temi inusuali come La
questione sociale nell’arte o Culto e forma. Nell’edizione di
agosto della rivista «Der Kreis», che Gurlitt utilizza quale
pubblicazione di accompagnamento alla mostra e che riporta i
contributi di celebrati autori come Le Corbusier, Max
Beckmann e Max Sauerlandt, l’ambizioso direttore del
Kunstverein spiega così il suo progetto: «Il senso del
programma consiste non più solo nel presentare al pubblico solo
questa o quell’altra personalità artistica, ma nel tentativo di
mettere il Kunstverein sempre più al servizio delle idee e delle
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correnti intellettuali esistenti» . L’arte significa per lui anche
lavoro culturale.
E Hildebrand Gurlitt alza ulteriormente l’asticella. Tra i suoi
obiettivi politico-culturali vede anche quello di dar notorietà
all’estero alle aspirazioni dell’arte tedesca attuale. Questo del
resto era stato già il suo compito nel reparto di propaganda a
Vilnius, durante la prima guerra mondiale. In questo Gurlitt
investe tutto il proprio impegno come curatore, che sia ad
Ambrgo o da direttore del Kunstverein di Renania e Vestfalia.
Ad Amburgo l’invito giunto dalla Svezia a esporre opere di
artisti della città nel Museo di Göteborg è dunque un’occasione
allettante per lui per attivarsi in questo campo. Gurlitt si trova
così in linea con la politica artistica della Repubblica di Weimar
che mira a rafforzare l’immagine della Germania come nazione
di cultura. Troppo a lungo l’arte tedesca è stata interpretata
all’ombra, più che altro, dei moderni francesi – così sembra
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