Page 173 - Il mercante d'arte di Hitler
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comune degli spazi tra il Kunstverein, la Secessione,
l’Hamburgische Künstlerschaft e l’Associazione degli artisti. Se
avevano pensato di poter utilizzare l’edificio in maniera
paritaria, ora gli artisti al centro si vedono solo come ospiti che
devono adeguarsi alle direttive del Kunstverein e del suo
responsabile. Il nuovo direttore si ritrova a dover fare da
mediatore, un’impresa impossibile, come si scoprirà presto.
Ognuno tenta di imporre i propri interessi agli altri. Un anno
dopo l’inaugurazione del nuovo edificio gli artisti si rivolgono
al senato di Amburgo con la richiesta di avere a propria
disposizione degli spazi fissi, le diverse rappresentanze tuttavia
sono già in partenza in disaccordo tra loro. I membri della
Secessione rimproverano all’Hamburgische Künstler schaft di
non contemplare la prestazione artistica come criterio per la
partecipazione alle mostre, laddove l’appartenenza
all’associazione è condizione di per sé sufficiente. Gurlitt dal
canto suo pretende di poter decidere su tutti, essendosi assunto a
nome del Kunstverein il rischio economico per la
ristrutturazione e avendo ancora un debito di 10.000 marchi
imperiali da estinguere. Per tale ragione non è possibile neppure
abbassare nuovamente il prezzo dei biglietti di ingresso, come
chiede la Hamburgische Künstlerschaft. Gurlitt rimane fermo
sulle sue posizioni: a Berlino del resto i visitatori dei musei
locali pagano prezzi analoghi.
Ma neppure l’aumento dei biglietti è di aiuto, perché poco
dopo le condizioni economiche del Kunstverein si aggravano
ulteriormente. La situazione è drammatica: già nel primo anno
del suo mandato, il nuovo direttore vede messo a rischio il
proprio salario. Il 24 settembre 1931 l’associazione invia una
lettera di allarme al sindaco Carl Petersen, avvertendo che a
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