Page 159 - Il mercante d'arte di Hitler
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risoluzione si legge: «Ci auguriamo che il museo prosegua con
le sue attività al modo di sempre, vale a dire con mostre e
conferenze che non trascurino di trattare i problemi dell’arte
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attuale» .
L’iniziativa non può nulla però contro la strategia aggressiva
degli oppositori di Gurlitt. Colpendo lui, la Lega militante per la
cultura tedesca vuole dare un esempio. Sotto il titolo Der Kampf
um das Zwick auer Museum (La battaglia per il Museo di
Zwickau), il dottor Karl Zimmermann, professore di ruolo alla
scuola secondaria, membro del NSDAP e presidente della sezione
locale della Lega militante, pubblica un articolo carico d’odio
sulle «tendenze politiche e culturali che hanno dominato
l’attività del museo nell’era Gurlitt». Il suo contributo,
pubblicato sull’edizione della «Zwickauer Zeitung» del 21
febbraio 1930, è un segnale lanciato all’arte moderna. Qui si
delinea già la futura politica culturale dei nazionalsocialisti:
«Nell’orientamento attualista che il museo a oggi difende
sentiamo odore di bolscevismo». L’autore si scaglia contro
«dilettanti privi di tecnica» come Klee, Nolde, Schmidt-Rottluff
e Chagall e ritiene di ravvisare in Dix, Hofer e Grosz «il piacere
per ciò che è abietto ed eticamente negativo».
Ma Gurlitt non è solo. Trova il sostegno di eminenti
responsabili museali, come Max Sauerlandt e Gustav Pauli ad
Amburgo. Anche Hans Posse si adopera più di una volta in
favore di Gurlitt, e nientemeno che Ludwig Justi, il direttore
della Galleria nazionale di Berlino, dà un’ampia diffusione allo
«scandalo del Museo di Zwickau» con il suo articolo sulla
rivista «Museum der Gegenwart». Il Deutscher Museums bund,
l’organizzazione centrale di tutti i musei d’arte e di storia delle
civiltà tedeschi, si schiera con Gurlitt, che vede in questo
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