Page 99 - Papaveri e papere
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Un  habitué  dello  scivolone  è  notoriamente  l’immaginifico  Roberto
            Calderoli, ministro leghista per la Semplificazione. O, secondo altri, per

            la  Complicazione,  visti  gli  esiti  di  certe  sue  uscite.  Drammatiche  le
            conseguenze della maglietta inneggiante alle vignette su Maometto, che
            avevano  fatto  infuriare  mezzo  mondo  musulmano:  il  Nostro  la  esibì

            allegro  sotto  la  camicia,  e  il  giorno  dopo  una  folla  di  libici  inferociti
            tentò  l’assalto  al  consolato  italiano  di  Bengasi.  In  altri  casi  le
            ripercussioni sono per fortuna meno gravi, magari giusto il broncio di

            un  collega  ministro.  È  capitato  quando  Calderoli,  intervistato  dal
            Giornale,  si  è  lanciato  in  un’allegoria  azzardata:  «Per  il  federalismo
            fiscale abbiamo fatto un tandem. Bossi alla guida, io a pedalare come un
            matto,  e  Tremonti  davanti  a  suonare  la  trombetta  per  far  spostare  la

            gente».  La  riduzione  del  potentissimo  ministro  dell’Economia  ad
            accessorio acustico non deve essere passata inosservata al medesimo, se
            il giorno seguente Calderoli ha dovuto chiarire che per lui Tremonti è

            «il genio dell’economia». Popi-popi…

            Ministro  con  una  pericolosa  inclinazione  alla  gaffe  è  anche  Claudio
            Scajola, già una volta costretto alle dimissioni da titolare dell’Interno per
            aver  definito  –  secondo  alcuni  giornalisti  –  «un  rompicoglioni»  il

            giuslavorista Marco Biagi, ammazzato dalle Brigate Rosse. Lui negò ma
            lasciò dignitosamente il posto. Dopo qualche anno si è ritrovato — come
            ministro dello Sviluppo economico – a inaugurare la centrale elettrica di
            Torrevaldaliga  Nord,  a  Civitavecchia,  con  queste  parole:  «Dopo  tanti

            sacrifici,  anni  di  lavoro  e  qualche  vita  umana  si  è  costruita  questa
            modernissima  centrale,  dove  tutto  è  controllato  e  tutto  è  sicuro».  Per  i
            morti, una prece.

            Scivola  invece  sugli  accenti  il  ministro  dell’Istruzione,  la  tenace  e

            determinata Mariastella Gelmini. All’opposizione, nell’aula del Senato,
            non  par  vero  quando  la  sente  dire  egida  anziché  ègida.  Fischi,  risate,
            strepiti, finché il presidente Schifani non riesce a riportare la calma, e la

            sfortunata  Gelmini  può  riprendere  il  discorso,  stavolta  col  giusto
            accento sulla parola traditrice. Ma il destino si accanisce sul ministero
            dell’Istruzione. Non vuoi infatti che proprio al primo esame di maturità
            sotto la nuova gestione la traccia di italiano riveli un errore clamoroso?

            Il tema è ispirato a «Ripenso il tuo sorriso», nota poesia del Montale di
            Ossi di seppia: lo studente è invitato a soffermarsi sul «ruolo salvifico e
            consolatorio  della  figura  femminile».  Peccato  che  i  versi  in  questione

            non siano dedicati a una donna, ma a un ballerino russo.
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