Page 91 - Papaveri e papere
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generali.

            Non che pure lei, la raffinata ex modella, sia esente da scivoloni. Nel
            suo ultimo album, «Comme si de rien n’était» (Come se niente fosse), la

            canzone Je suis une enfant dettaglia il numero degli amanti  – trenta –
            avuti dalla première dame di Francia prima di sposare Sarkozy. Carlà ha
            invocato la licenza poetica, ma forse non è stata un’idea particolarmente

            felice  quella  di  distribuire  personalmente  il  suo  CD  ai  ministri
            nell’ultima riunione del Consiglio prima delle ferie estive 2008. Cielo,
            che calore…

            Il  boss  dell’Eliseo  riesce  comunque  a  fare  perfino  di  peggio,  in

            un’improvvida          mescolanza         di     privati     sentimenti        e    pubbliche
            preoccupazioni. Dinanzi a una delle periodiche ondate di proteste dei suoi
            indocili connazionali, per sottolineare la difficoltà di governare i francesi il
            presidente  non  trova  di  meglio  che  paragonare  se  stesso  e  la  consorte  a

            Luigi XVI e alla regina Maria Antonietta: «Guardate che cosa è successo a
            Luigi e alla sua giovane moglie. All’inizio la gente li adorava, e poi sono
            finiti sul patibolo». Un consiglio a Carlà: conservi il passaporto italiano.

            Sono anche queste uscite, accompagnate da comportamenti un po’ troppo

            «monarchici», a far dire agli avversari che Sarkò considera i connazionali
            alla stregua di sudditi, come sembrano confermare certi fuori onda. Se per
            strada una persona rifiuta, com’è successo, di stringergli la mano, il capo

            dello  Stato  esplode  in  un  «Togliti  dai  piedi,  imbecille».  Se  per  caso  un
            tecnico di France 3, la tv pubblica dove si è recato per essere intervistato,
            evita  di  rispondere  al  suo  «Bonjour»,  il  presidente  se  la  lega  al  dito.  E

            sibila nel microfono inconsapevole di essere ascoltato: «Qui non siamo al
            servizio  pubblico  televisivo,  siamo  a  casa  dei  manifestanti…  Roba  da
            matti! Vedrete che le cose cambieranno, cambieranno davvero!» E diavolo

            se  cambiano:  non  solo  a  un  cenno  del  mignolo  del  sovrano  ruotano  i
            conduttori,  ma  se  ne  va  pure,  almeno  in  parte,  la  pubblicità  sulla  tv  di
            Stato…

            Le boutades del successore fanno apparire quasi irrilevanti le infrazioni
            al bon ton commesse nei suoi dodici anni all’Eliseo da Jacques Chirac,

            che pure talvolta sembrava un elefante in una cristalleria.

            La più grave delle sue gaffe arriva nelle ultime settimane di mandato, a
            fine  gennaio  2007.  La  prospettiva  dell’atomica  iraniana  occupa  e
            preoccupa  tutte  le  cancellerie  del  pianeta.  Il  leader  francese  convoca

            quattro giornalisti e detta le sue considerazioni:  «All’Iran la bomba non
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