Page 77 - Papaveri e papere
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punk Banshees non avesse niente a che fare con l’avvocato Cherie
Booth Blair… Le ennesime scuse non cancellano la figuraccia.
Va peggio al Mail. Trecentomila copie del tabloid gettate nell’agosto del
1994, perché il millesimo scoop sul «Diana-gate» era un colossale
abbaglio. Sì, un funzionario della British Telecom era stato fermato
dalla polizia ma non aveva niente a che fare, come invece sosteneva il
giornale, con l’ultimo scandalo reale: le telefonate persecutorie della
principessa del Galles all’amico-amante Oliver Hoare. «Ecco il mostro che
ha venduto Diana», titolava il Mail accusando il tecnico della BT di aver
intercettato e rivenduto le telefonate di Lady Di. Non c’era nulla di
vero, e trecentomila copie buttate valevano bene la querela milionaria
evitata.
Il giornalismo sportivo, ovviamente, fa storia a sé. C’è la concitazione
del momento, la gioia per l’affermazione dell’atleta di casa, la
straordinaria rapidità della diretta (avete presenti quelle raffiche di mitra
che sono i nostri radiocronisti di Tutto il calcio minuto per minuto!):
insomma, un accumulo di circostanze che formano l’humus migliore per
le gaffe. E infatti a loro – ai cronisti sportivi — va la palma delle più
gustose, delle più divertenti.
Anche in questo campo abbiamo nomi mitici. Uno su tutti, Aldo
Biscardi. «Non parlate tutti assieme ma solo due o tre alla volta», intima
ai suoi ospiti riottosi. E quando proprio non ne può più esplode: «Qui al
Processo le polemiche fioccano come nespole». E meno male che non
grandinano…
Ma si sa com’è il calcio. Una passione, una malattia. Che contagia anche
un cronista di solito misurato come Bruno Pizzul. Gli capita, per esempio,
un terrificante accumulo di doppi sensi: «Schillaci se n’era andato in
penetrazione: su di lui il fallo di Koeman». Ma la migliore di Bruno
rimane quell’annuncio di fine partita: «L’arbitro manda i giocatori al
riposo definitivo».
Sul difficile concetto di tempo scivolano anche i grandi. L’indimenticabile
Sandro Ciotti assicurava per esempio che «siamo giunti al minuto che
intercorre tra il sedicesimo e il diciottesimo». Prontamente lo imita il
radiocronista più giovane che durante la radiocronaca aggiorna: «Sono
passati, dopo quarantasette minuti, i primi quarantacinque minuti di
gioco».
Per fortuna soccorre Einstein, con la sua teoria della relatività spazio-