Page 82 - Papaveri e papere
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Già pochi mesi dopo la sua elezione si affacciò subito l’ombra di un grave
            incidente.  Il  7  luglio  2005  Londra  fu  colpita  da  una  serie  di  attentati

            terroristici  che  causarono  cinquantadue  morti  e  circa  settecento  feriti.  Il
            giorno successivo le agenzie battevano un telegramma del nuovo papa al
            primate cattolico di Westminster, in cui gli attacchi venivano definiti «atti

            inumani e anticristiani». Vista la  matrice islamica degli attentati, il testo
            dava insomma un avallo formale all’idea di conflitto di civiltà e religioni.
            Un disastro, in termini di propaganda. E nel testo ufficiale, diramato poche

            ore più tardi, l’ufficio stampa vaticano provvide a far sparire l’aggettivo
            «anticristiano».

            Molto  più  difficile  fu  riparare  alla  gaffe  commessa  al  l’università  di
            Ratisbona, la più seria per le conseguenze che ha avuto nel rapporto con

            il  mondo  musulmano.  Nella  sua  alma  mater  Ratzinger  ha  deposto  il
            pallio papale per parlare da teologo, ma la distinzione è sfuggita ai più;
            così,  la  citazione  dall’imperatore  bizantino  Manuele  II  Paleologo,  che
            nel 1391 definiva l’Islam «religione della spada», ha provocato reazioni

            durissime  in  tutta  Yumma,  la  comunità  musulmana.  Scuse  sincere  del
            papa  tedesco,  culminate  nella  visita  alla  Moschea  Blu  di  Istanbul.  Lì
            Benedetto  XVI  si  è  fermato  in  un  momento  di  raccoglimento  che  ai

            cattolici più tradizionalisti è parso alquanto stonato: una preghiera in un
            luogo di culto musulmano?

            Parimenti accidentato è il percorso dei rapporti tra il pontefice tedesco e il
            mondo ebraico. Fino alla grave crisi determinata dalla sospensione della

            scomunica  al  vescovo  lefebvriano  Richard  Williamson,  notorio
            negazionista dell’Olocausto. La durissima reazione dei cattolici americani,
            della  signora  Angela  Merkel,  dello  stesso  Sarkozy  («Inammissibile,
            increscioso  e  choccante  che  nel  Ventunesimo  secolo  si  possa  negare  la

            Shoah»)  ha  determinato  un’imbarazzata  marcia  indietro.  Ma  è  cronaca
            recente,  e  la  lascio  da  parte.  Un  precedente  imbarazzante  risale  invece
            all’agosto 2007, quando Benedetto incontrò a Castel Gandolfo un gruppo

            di fedeli polacchi tra i quali spiccava il direttore di Radio Maryja, Tadeusz
            Rydzyk,  accusato  di  usare  l’emittente  per  fomentare  l’antisemitismo  in
            patria.

            Il papa non parla mai a braccio ma, a quanto pare, può succedergli di

            pronunciare un discorso che i media vaticani regolarmente diffondono
            salvo poi sostenere che non è mai esistito. È il caso dell’allocuzione del
            7 novembre 2006, indirizzata ai vescovi svizzeri in  visita ad limino e
            pubblicata  sul  Bollettino  della  Sala  Stampa  della  Santa  Sede.  Una
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