Page 84 - Papaveri e papere
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sostituzione dei nomi sacri con altre formule surrogatorie, da «acciderba,
            accipicchia,  caspita,  corbezzoli,  orcocane»  a  «perdindirina,  poffarbacco,

            per  Bacco  bacchissimo,  per  Bacco  baccone».  Sia  chiaro  comunque  che
            l’insulto alla Madonna è meno grave di quello a Dio, ma «enormemente
            più colpevole del vilipendio contro angeli e santi». Sappiatevi regolare, e

            in ogni caso la punizione è certa, come conferma – secondo don Casillo –
            la  sorte  di  Baudelaire:  per  colpa  di  certe  sue  poesie  blafeme,  «ancor
            giovane diventò afemico, cioè capace di pronunciare soltanto una parola: e

            questa era bestemmia!»

                Le tonache degli altri: vicari, rabbini, pastori e qualche turbante

            Il passo falso non è ovviamente un’esclusiva della Chiesa di Roma, che al

            contrario proprio per la sua struttura rigidamente gerarchica è abbastanza
            ben difesa contro il rischio dello scivolone. Una panoramica su altre fedi e
            confessioni conferma che nemmeno la pratica del sacro resta immune dalla

            superficialità  —  e  spesso  stupidità  –  della  nostra  specie.  Cominciamo  il
            periplo  dalla  Chiesa  d’Inghilterra,  nata  dallo  scisma  di  Enrico  Vili  nel
            Sedicesimo secolo, e ormai da parecchi anni in balia di acque mosse.

            Gli anglicani d’Africa si oppongono all’ordinazione di sacerdoti donne,

            quelli  d’America  (almeno  in  parte)  di  vescovi  gay;  ma  quelli
            d’Inghilterra,  guidati  dal  primate  Roman  Williams,  sembrano  sempre
            più  decisi  a  fare  entrambe  le  cose,  in  una  società  fortemente  laicista
            come quella britannica. Il risultato è una certa disaffezione dei fedeli,

            che scemano di anno in anno. Già nel 1990, in una lettera al quotidiano
            The  Independent,  si  formulava  la  seguente  proposta:  «Gentili  Signori,
            siccome la Chiesa d’Inghilterra  è  diventata in questi ultimi  tempi una

            realtà  puramente  decorativa,  che  ne  dite  di  eleggere  come  prossimo
            arcivescovo di Canterbury il più bello fra tutti i candidati?»

            L’idea  appare  meno  peregrina  se  misurata  sulla  crescente  confusione
            all’interno  della  confessione  anglicana,  dove  si  è  registrata  perfino  la

            nascita di un movimento di preti atei. Non scherzo. Il reverendo Anthony
            Freeman ha dichiarato con la massima serietà che «una volta chi perdeva
            la fede usciva dalla Chiesa, invece noi vogliamo restarci. Noi ci restiamo
            per una nuova tonificante cristianità senza fede». Anche perché, confessa a

            un giornalista, la moglie «Jacqueline è preoccupata per la casa» (data in
            concessione come beneficio ecclesiastico). Ma Freeman insiste: «Penso di
            essere  un  buon  cristiano.  II  Vangelo  non  dice  di  credere  ma  di  amare  i

            vicini». Ma allora non è più semplice iscriversi al New Labour in versione
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