Page 70 - Papaveri e papere
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Advertiser torna alla carica per decretare: «Non bisogna essere profeti
per predire che Berlioz da qui a cent’anni sarà assolutamente
sconosciuto a chiunque». Curiosa questa damnatio memoriae anticipata
che viene di solito irrogata come pena aggiuntiva ai compositori, e in
genere agli artisti, che risultano sgraditi. Nel novanta per cento dei casi,
la punizione si ritorce sull’implacabile giudice che emette la sentenza. E
un esempio di contrappasso che colpisce regolarmente tutti i
protagonisti della musica degli ultimi due secoli.
Mendelssohn accoppa Berlioz, e finisce a sua volta triturato dallo
scrittore inglese Edward Fitzgerald, per il quale non ha nemmeno «lo
spunto» di un motivo decente. Brahms dà del «boa constrictor
sinfonico» per la lunghezza delle sue opere ad Anton Bruckner e viene
ripagato dal famoso critico Eduard Bernstein, che così scriveva, dopo
l’esecuzione della Terza Sinfonia op. 90 a Lipsia nel 1884: «Ci è parsa
particolarmente noiosa… appare di un’incoerenza e distrazione
inconcepibili per un compositore prolifico come Brahms, e non riesce a
far brillare come dovrebbe… le numerose ma piccole perle di inventiva
disperse nel buio dei quattro movimenti».
Claude Debussy trova che il Till Eulenspiegel di Richard Strauss
equivalga a «un’ora di musica spontanea all’interno di un manicomio»,
ma dieci anni più tardi, nel 1905, Louis Schneider così riferisce su La
Mer di Debussy: «Il pubblico si aspettava l’oceano, qualcosa di grande,
di colossale, ma invece gli è stata servita un po’ di acqua mossa in una
zuppiera».
Secondo Friedrich Nietzsche, Richard Wagner «ha fatto ammalare la
musica», e per il critico Eduard Hanslick il concerto per violino di
Ciaikovskij fornisce «musica che puzza all’orecchio». Miracolo
olfattivo… Il repertorio delle bestialità non risparmia ovviamente Verdi e
Puccini, Stravinskij, Prokof’ev e Rimskij-Korsakov, e via elencando.
Non si salvano nemmeno le dive del melodramma. La più bella voce che
l’Opera abbia mai avuto, Maria Callas, ancora giovane ottenne
un’audizione alla Scala tramite il marito, piuttosto influente. A esaminarla
è il maestro Mario Labroca, che è pure un famoso critico musicale.
Ascolta, valuta e alla fine della prova dice alla Callas che per il momento
la Scala non ha bisogno di lei. Ma, in privato, al commendator Giovanni
Battista Meneghini precisa che la moglie come cantante non vale niente, e
farebbe meglio a rispedirla in America. Non disperate, giovani talenti, non
disperate mai!