Page 65 - Papaveri e papere
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irresponsabile giornalista? Per esempio, quello che intervista Francesco
Totti dopo una vittoria rocambolesca, di strettissima misura. «Una
Roma cinica», insiste il reporter, «che ha sfruttato al meglio le
occasioni. Come si dice in questi casi… carpe diem». «Ah no, raga’»,
sbotta il capitano giallorosso, «nun parlate inglese, che non capisco…»
Servito a puntino anche il collega che voleva realizzare un’intervista
spiritosa. Nome? «Francesco.» Cognome? «Totti.» Nato? «Sì.»
È anche vero che con il «pupone» non si sa mai quando ci è e quando ci
fa. In ogni caso, sa ridere di sé e far ridere il pubblico. Insomma, anche
quando non lo capisce, ha orecchio per gli strafalcioni. Non si può dire
lo stesso di molti calciatori. Serissimo Totò Schillaci quando disse di se
stesso: «Certo, non ho un fisico da bronzo di Rialto» (e sì che Riace
occhieggia non lontano dalla Sicilia…). L’attaccante Daniele Massaro
negò di aver voluto «dare alito a delle polemiche».
E Alessandro «Spillo» Altobelli resta autore di una tripletta memorabile.
«Ancora cinque anni e sarei diventato geometra», si rammaricò una volta,
confermando così che per fortuna ci si era messa di mezzo la Provvidenza.
Lui comunque ci teneva a «ringraziare i miei genitori, ma in particolare
mia madre e mio padre»; e gratitudine anche per la sua squadra, giacché
«questa Inter è come un carro armato a vele spiegate».
Ci sono goleador che inciampano nella lingua e altri nel portafogli.
Cristiano Ronaldo, per esempio, ha regalato alla fidanzata Nereida
Gallardo la medesima vera di brillanti che aveva offerto alla sua ex
Merche Romero. È vero che si era comportato in modo identico perfino il
presidente Sarkozy, reo di aver messo al dito della neosposa Carla Bruni lo
stesso anello di diamanti Dior a forma di cuore donato all’ex moglie
Cécilia. Ma la gragnuola di critiche rimediate dal leader francese avrebbe
ben potuto risparmiare all’asso portoghese di ripetere la figuraccia. È che il
denaro evoca sempre il diavolo, nella nostra cultura, e il diavolo non perde
mai occasione di metterci la coda.
Così finisce in fallo, nel giugno 2005, pure l’allora presidente dell’UEFA,
lo svedese Lennart Johansson, che in pieni europei di calcio femminile
commenta pubblicamente: «Le aziende dovrebbero ricordarsi di utilizzare
a proprio vantaggio l’aspetto e la sensualità di una calciatrice che gioca e
suda in campo. Forse venderebbero meglio i loro prodotti». Apriti cielo!
Insorgono a ragione, nonostante le scuse, le donne del pallone: «Siamo qui
per giocare a calcio, non per sembrare carine», lo redarguisce la sua