Page 62 - Papaveri e papere
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marito.  Come  farebbe  poi  lo  sventurato  Davide  a  indossare
            feticisticamente,  come  rivelato  da  Victoria,  le  mutandine  della

            mogliettina? Scomode, si direbbe…


                                            «Il carro dietro i buoi»:
                                     il mondo fantastico di Trapattoni e soci

            Dopo  un  Beckham  ce  n’è  sempre  un  altro.  Dopo  le  gaffe  di  lei,  ecco
            quelle di lui, che per la verità parla poco. Ma si fa fotografare tanto. E

            sapete  come  si  presentò  ai  paparazzi,  quando  ancora  giocava  nel
            Manchester  United,  il  giorno  del  suo  compleanno?  Con  una  T-shirt
            appena  regalatagli  da  un  fan  statunitense,  su  cui  era  raffigurato  il
            criminale nazista Adolf Eichmann,  uno dei  massimi  responsabili della

            Shoah, impiccato dagli israeliani dopo una caccia decennale in  mezzo
            mondo. Beckham, ovviamente, non sapeva neppure chi fosse.

            Entriamo nel mondo del pallone con dichiarata circospezione. Dopo tutto,
            il  cervello  non  è  un  muscolo,  e  invece  è  soprattutto  sui  muscoli  che

            lavorano  i  campioni:  semidei  che  guardiamo  con  ammirazione  perché
            riempiono le nostre domeniche pomeriggio o esaltano il nostro bisogno di
            identità  quando  giocano  coi  colori  della  patria.  Sappiamo  tutti  che  i

            migliori sono anche i più intelligenti. Ma è pur vero che un tipo onesto
            come Joe Theismann, eroe del football americano, ammise candidamente:
            «La parola ‘genio’ non è applicabile al football. Un genio è un tipo come
            Norman  Einstein».  Si  chiamava Albert,  com’è  noto,  ma  il  concetto  è  lo

            stesso…

            Ecco, le gaffe podatorie hanno un po’ tutte la stessa caratteristica. Sono
            frasi  pronunciate  a  orecchio,  discorsi  che  tradiscono  l’ambizione  a
            un’impossibile normalità linguistica, concetti vaghi scolpiti in sentenze a

            colpi di scure invece che di scalpello. Il campione indiscusso e imbattibile
            dello  strafalcione  sportivo  è  a  mio  avviso  Giovanni  Trapattoni:  tecnico
            straordinario, uomo simpaticissimo ma anche estensore inconsapevole di

            una vera e propria enciclopedia degli svarioni. È lui che ha stabilito una
            volta  per  tutte  che  «il  nostro  calcio  è  prosa,  non  poesia»,  e  sarei
            pazzamente curioso di sapere come ha tradotto questa verità incoercibile ai
            suoi nuovi assistiti irlandesi.


            L’ho sentito nella sua prima conferenza stampa, a Dublino, esprimersi in
            una strana lingua che lui pensava fosse inglese: l’indirizzo di saluto è ora
            disponibile a tutti gli aficionados su YouTube, e non si può fare a meno di
            ammirare  lo  sprezzo  del  pericolo  (e  del  ridicolo)  che  il  buon  Trap
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