Page 52 - Papaveri e papere
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Tra lo scudetto e l'Oscar
                                                il record va allo svarione



            Il momento più rischioso, quando si danno onorificenze, è sempre quello

            della  cerimonia  ufficiale.  È  allora  che  anche  le  persone  più  degne,  le
            intelligenze più vive, i talenti che hanno maggiormente meritato si lasciano
            tentare dalla battuta stupefacente, dalla frase a effetto o dal comportamento

            stravagante che consenta ai reporter di consegnarli più tardi ai piani alti
            della  storia.  Di  solito  accade  che  finiscano  invece  negli  scantinati  delle
            figuracce. Mi dispiace dover tornare a Sanremo ma, evidentemente, è un

            luogo che per sua natura si presta in modo speciale alla gaffe in agguato.
            Perfino quando è palcoscenico di momenti solenni.

            A ragione, nel marzo del 2006, il governo Berlusconi del tempo volle
            premiare il posto speciale che la canzone  — e il suo storico festival –

            hanno nella tradizione italiana. Perciò il premier Berlusconi (lui stesso
            noto  paroliere)  inviò  a  Sanremo  il  sottosegretario  Gianni  Letta  per
            insignire  di  alti  riconoscimenti  repubblicani  un  eletto  gruppo  di
            interpreti. Cerimonia nella sala stampa del teatro Ariston per consegnare

            ad  Andrea  Bocelli  titolo  e  insegne  di  Grand’Ufficiale  dell’Ordine  al
            Merito della Repubblica, e quelli di Commendatore a Eros Ramazzotti,
            Laura Pausini e Zucchero. Nell’elencare i cognomi, Letta incespica in

            quello  della  Pausini,  che  diventa  Pasini,  e  lei  —  dimentica  della
            presunta  solennità  del  momento  —  salta  su  a  strillare:  «Pausini,  che
            sennò mio papà si offende!»

            Il sottosegretario sorride comprensivo e procede fino a Ramazzotti, solo

            — credo – per pentirsene… Il baldo Eros zompa infatti sul palco e lo
            apostrofa  ruvidamente:  «Vuole  parlare  ancora  lei?»  Poi  ammicca  alla
            croce dell’Ordine e aggiunge: «Se la Pausini la porta a sinistra [le donne
            la  portano  al  braccio,  N.d.A.],  io  mi  chiedo  dove  metterla.  Avevo

            pensato da un’altra parte…»

            Non ride nessuno, ovviamente, e l’imperturbabile Letta insiste comunque a
            mettergli al collo l’onorificenza. Ne ricava un colpo di clava finale: «Sono
            molto  felice  di  questa  cosa  qua.  Però  cambierei  il  designer,  è  brutta.
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