Page 45 - Papaveri e papere
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telequiz Rischiatutto la campionessa in carica Giuliana Longari sbagliò
            la  risposta  su  una  domanda  riguardante  il  pittore  Paolo  Uccello,

            provocando  la  celebre  reazione  di  Mike.  Che  nega,  a  ragione.  La
            storiella  nasce  probabilmente  nel  1976,  a  opera  dell’indimenticabile
            trasmissione satirica L’altra domenica, la creatura di Renzo Arbore che

            sfruttava il presunto incidente per ironizzare sui quiz televisivi.

            Del resto, una scivolata del genere appare più che plausibile nella lingua
            italiana.  Nell’uso  corrente,  si  pratica  notoriamente  con  parecchia
            disinvoltura la confusione tra organi sessuali e specie vegetali o animali.

            Meno celebre di quella di Mike, resta comunque viva tra i nostri amici la
            gaffe  di  mia  moglie,  che  nonostante  l’ottimo  italiano  è  ancora  talvolta
            ignara di qualche pericoloso slittamento di senso. «Carissimo, ciao! Come

            va  il  tuo  uccello?»  chiese  sorridente  una  sera,  a  cena,  a  un  amico
            diplomatico.  Sbigottimento  generale  tra  i  presenti,  finché  non  risultò
            chiaro  che  la  poverina  si  riferiva  all’uccello  Garuda  in  bronzo  che
            l’interpellato  aveva  acquistato,  con  la  nostra  assistenza,  in  un  viaggio

            assieme in Indonesia.

            Torniamo  a  Bongiorno.  Magnifico  il  complimento  lanciato  a  una
            concorrente:  «Che  bel  vestito,  io  a  casa  ho  un  divano  uguale».  Ed  è  lo
            stesso  Mike,  che  è  sempre  un  effervescente  ragazzo  ultraottantenne,  a

            raccontare  di  aver  detto  al  figlio  di  Orietta  Berti,  di  nome  Otis:  «Otis,
            come gli ascensori».

            Sugli  strafalcioni  del  «bravo  presentatore»  incarnato  dal  nostro  mito
            italoamericano  si  è  brillantemente  esercitato,  nella  già  citata

            Fenomenologia,  l’acume  di  Umberto  Eco,  che  ne  ha  fatto  una  figura-
            bersaglio  della  cattiva  televisione  (a  proposito:  sapevate  che  per  il
            sindaco-filosofo  di  Venezia,  Massimo  Cacciari,  il  più  noto  semiologo

            italiano è solo «un giornalista»? E che sempre Cacciari, in un’intervista
            al Giorno, si chiese se ci fosse «un ceto più corrotto e corrompibile dei
            giornalisti»?). La tesi di Eco è che la tv non offre allo spettatore, come
            ideale  in  cui  immedesimarsi,  il  superman  ma  piuttosto  l’every-man,

            l’uomo qualunque, «assolutamente medio». La spiegazione del successo
            di Mike Bongiorno starebbe dunque nel fatto che «in ogni atto e in ogni
            parola del personaggio cui dà vita davanti alle telecamere traspare una

            mediocrità  assoluta»:  lui  «non  si  vergogna  di  essere  ignorante  e  non
            prova il bisogno di istruirsi».

            In  effetti,  qualche  memorabile  gaffe  di  Mike  autorizza  se  non  altro
            quest’ultima  cattiveria.  Durante  una  puntata  di  Rischiatutto,  in  una
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