Page 38 - Papaveri e papere
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seduto, dietro la scrivania, su una sella militare piazzata in cima a un
blocco di legno. «Sono così abituato a stare a cavallo», spiegò una volta a
un visitatore allibito, «che trovo una sella più adatta a pensare in modo
chiaro e conciso.»
Doveva aver appreso la lezione di Umberto I di Savoia, ucciso a Monza
nel 1900 dall’anarchico Gaetano Bresci. Per il secondo re dell’Italia unita
tutto ciò che davvero si richiedeva dall’educazione di un principe era che
imparasse a leggere gli occasionali documenti ufficiali, a firmare col
proprio nome e ad andare a cavallo. Le attività intellettuali non son roba da
monarca. E se accade che abbia opinioni solidamente formate, e per di più
le manifesti, rischia di essere fischiato dall’opinione pubblica: come
dimostrano le critiche a Carlo d’Inghilterra ogni volta che parla di
architettura, di ambiente o di cattivo uso della lingua. Meglio, molto
meglio occuparsi di cavalli, come hanno fatto prima di lui generazioni di
sovrani guerrieri, o semplicemente amanti dell’ippica. Mamma inclusa.
Si racconta che la mattina della sua incoronazione, il 2 giugno 1953,
una delle ladies-in-waiting, le damigelle reali, abbia detto alla giovane
regina: «Deve certo sentirsi nervosa, Ma’am [è il titolo che spetta alla
sovrana, semplicemente «Signora», N.d.A.]». Ed Elisabetta di rimando:
«Naturalmente lo sono, ma penso davvero che Aureole vincerà».
Parlava del cavallo di sua proprietà che quel giorno correva in un gran
premio.
Passione trasmessa alla figlia Anna: secondo papà Filippo, «tutto ciò che
non mangia fieno, proprio non le interessa».
Dove batte la lingua di Filippo
«Sordi? Se siete qui da molto, credo bene che siate sordi!» E tutto
contento, il duca di Edimburgo passò oltre il gruppo di bambini
dell’Associazione Britannica dei Non Udenti e la banda fracassona di
musica salsa sistemata proprio accanto agli sfortunati ragazzini.
Doveva essere il momento clou della visita del consorte di Elisabetta a
Cardiff, nel Galles, e diventò invece un caso politico. Gran parte della
stampa nazionale si gettò sulla battuta – decisamente infelice — per
accusare il principe di aver offeso i fanciulli gravati dall’handicap, di
averli presi in giro, in breve di essere cinico e privo di sensibilità.