Page 37 - Papaveri e papere
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stese sopra l’assegno e se lo mangiò di fronte al duca, prima di ordinare ai
            domestici di cacciarlo dalla sua casa.

            Diciamo  la  verità:  sensibilità,  delicatezza  e  attenzione  non  sono  qualità

            tipiche di teste coronate e principi del sangue. Hanno molta più confidenza
            con  cavalli  e  cacciagione.  L’associazione  tra  re  e  carne  di  cavallo  –  nel
            senso di allevarli e cavalcarli — è del resto di antichissima data. In tempi

            remoti,  probabilmente,  i  principi  dimostravano  di  essere  adatti  al  potere
            anche con l’esibizione del dominio su ogni altra specie di animali: a dorso
            del  più  nobile  dei  quadrupedi,  davano  la  caccia  a  mammiferi  meno

            fortunati.

            L’imperatore Commodo, folle amante dei giochi circensi, usò l’arena per
            fare stragi di leoni, elefanti, ippopotami, rinoceronti e giraffe. Sedici secoli
            dopo, Augusto III re di Polonia ne seguì l’esempio. Ma poiché era troppo
            grasso e indolente per inseguire le prede, i suoi ospiti lituani catturarono

            una gran quantità di animali selvaggi, li issarono a fatica sulle cime degli
            alberi  e  da  lì  li  lanciarono  al  di  sopra  di  un  canale,  offrendo  al  re  la
            possibilità di sparare a lupi, cinghiali e orsi in pieno volo.

            Rendiamo  giustizia  a  Filippo  e  a  tutti  gli  odierni  Windsor.  Loro  la

            selvaggina  la  inseguono  a  piedi  o  al  galoppo  nei  campi  della  tenuta  di
            Sandringham o nella brughiera scozzese attorno al maniero di Balmoral.
            Quanto alla passione per i cavalli, segno distintivo di Elisabetta e di tutta la

            sua famiglia, bisogna anche qui riconoscere che essere re e cavalcare alla
            testa delle proprie truppe è sempre stato tutt’uno. Alla morte di re Edoardo
            VII,  nel  1910,  il  grandioso  funerale  a  Londra  fu  probabilmente  la  più

            grande adunata di monarchi dell’intera storia. E come accompagnavano il
            feretro?  Otto  re  e  un  imperatore  cavalcavano  in  testa  al  corteo  funebre,
            seguiti da cinque eredi al trono, anche loro in sella, più un’altra quarantina

            di Altezze imperiali, reali o almeno serenissime.
            Tra tutti, l’unico che gli altri guardavano dall’alto in basso era Ferdinando

            di  Bulgaria,  una  specie  di  parvenu  nei  circoli  reali.  Era  stato  infatti
            «reclutato» come zar del neonato regno balcanico in una sala da biliardo a
            Vienna,  e  aveva  rovinato  l’ingresso  solenne  nell’antica  capitale  del  suo

            nuovo Paese rotolando da cavallo come un sacco di cipolle. Stessa postura
            teneva ora al funerale del sovrano inglese, in sella al suo magnifico baio:
            ma ciò che davvero faceva inorridire gli altri monarchi era che il cavallo

            fosse condotto per le briglie da un palafreniere appiedato. Che razza di re
            era  mai  questo?  s’indignò  l’altezzoso  Guglielmo  II,  Kaiser  del  grande
            Reich tedesco. Si capisce che se la prendesse tanto, lui che amava ricevere
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