Page 32 - Papaveri e papere
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Prima di aprire il repertorio delle loro, voglio per correttezza —fairplay
è l’espressione più giusta – confessarne una mia, e grave, nei confronti
di Carlo d’Inghilterra.
1998, mio primo incontro con l’erede al trono, nel corso di un
ricevimento offerto a Windsor Castle. His Royal Highness, anzi HRH
(così lo chiamano gli inglesi, con la loro passione per gli acronimi)
arrivò come sempre stirato di fresco, sorridente, cordiale, pronto a
stringere la mano degli ospiti disposti in fila per la presentazione
ufficiale.
Si fermò con la sua aria professionalmente rilassata dinanzi a me e a mia
moglie, accogliendo con simpatia il suo inchino protocollare e il mio
rispettoso cenno del capo, poi mi chiese cosa facessi a Londra: «Il
corrispondente della RAI, la televisione pubblica italiana, Altezza Reale»,
risposi succintamente, immaginando che non ci fosse tempo per una
conversazione più distesa. Ma lui non aveva fretta, anzi sembrava
francamente incuriosito, e la domanda successiva mi prese alla sprovvista:
«Di quali notizie si occupa, in prevalenza?» Erano trascorsi solo pochi
mesi dalla morte di Diana e la mia lingua fu più svelta del mio pensiero:
«Di quelle che La riguardano, Altezza Reale, e devo confessare che spesso
non è facile ‘vendere’ la Sua immagine agli italiani». Inorridii mentre lo
dicevo e vedevo sparire il sorrisino dalla sua faccia. «Perché?» fece lui
secco.
Debbo la salvezza a mia moglie. Iolanta intervenne con sbalorditiva
prontezza e, forse facilitata in questo caso dal non essere italiana, riuscì a
mentire meglio di un diplomatico di professione. «Oh, Altezza Reale, le
donne italiane vanno pazze per lei!» Lusingato dal complimento, lui
scordò la domanda e passò avanti.
D’altro canto, non sono evidentemente il solo a pensare che ci sia un
problema con il principe Carlo. Ma non è l’ombra di Diana, come
riteniamo noi stranieri: per gli inglesi, il vero problema è l’abitudine
dell’erede a non tenere per sé le proprie idee. Esterna su tutto: arte,
lingua, passato e futuro. Non perde convegno ecologista per denunciare
i guasti prodotti all’ambiente. Non scansa nessuna polemica sui danni
prodotti, secondo lui, dal modernismo in architettura. Per di più, ha il
grave difetto di tenere un diario dove annota le sue riflessioni, e
puntualmente almeno qualche pagina filtra sui giornali. Particolarmente
il Daily Mail, che pare amarlo come un’allergia al polline di primavera.
Sentimento ovviamente ricambiato.