Page 90 - Riflessologia della memoria
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Il  tema  della  morte,  comunque,  non  sembra  ancora  essere  stato  affrontato  sotto  tutte  le

      possibili angolature. Manca, infatti, la visione del soggetto di fronte alle proprie emozioni in
      un ipotetico passaggio a miglior vita. Finora è risultato preponderante il senso dell'abbandono
      vissuto dalla bambina, ma oggi la donna deve prendere coscienza del fatto di essersi trovata
      anche di fronte alla morte. Ed ecco il sogno successivo:


        “Sono  a  casa  di  mia  madre,  c'è  anche  mio  marito  che  parla  con  lei  (sono  entrambi
      scomparsi).  Mi  sembra  stia  abbastanza  bene.  Parlo  con  lui  serenamente.  Mi  chiede  se
      voglio  andare  a  trovarlo.  Mia  madre  sostiene  che,  nel  quartiere,  parlino  bene  di  lui  (è
      superfluo spiegare di quale “quartiere” si tratti). Penso di andare da lui per due giorni, ma,

      quando  cerco  di  preparare  i  bagagli,  mi  accorgo  che  in  camera  mia  non  trovo  nulla  di
      adatto. Mi sveglio”.


        La protagonista approfitta della chiave ricevuta nella precedente meditazione per cercare
      altre risposte tramite un'altra sessione ambientata nello stesso luogo.


        “Mi rivedo davanti al portone della chiesa, c'è anche la mia immagine a 4 anni che mi
      porge di nuovo la chiave. La inserisco nella toppa, esito, ma poi la giro per due volte e apro
      la porta. Devo varcare la soglia da sola, nessuno può accompagnarmi. Inizio a camminare

      lungo  un  sentiero  di  montagna,  fiancheggiato  ai  lati  da  alti  muri  di  pietra  oltre  i  quali
      comincia il bosco.
         A  un  tratto  il  sentiero  sbuca  in  una  piazzetta  circondata  da  case  basse  (sono
      effettivamente nata in un paesino posto sul cocuzzolo di una montagna). Mia madre mi tiene
      per mano: ho di nuovo 3 o 4 anni. Ci sediamo su una panchina. Lei si alza e va a sedersi
      dall'altro lato della piazza, che comincia ad affollarsi. La chiamo ad alta voce, perché non
      la vedo più e ho paura. Alla mia sinistra scorgo un braccio maschile che mi prende per

      mano e cerca di rassicurarmi. Io strillo ancora di più. L'uomo mi conduce in una vecchia
      casupola dove ci sono un tavolo, delle sedie e un letto. Mi fa sedere sulle sue ginocchia e,
      anche  se  cerca  di  consolarmi  con  affetto,  lo  supplico  di  portarmi  dalla  mamma.  A  quel
      punto un dolore lacerante risale dal profondo del mio cuore. E mentre piango tutto il mio
      dolore, bussano alla porta: mia madre è venuta a prendermi. Le grido: ‘Perché! Perché!’.
      Una volta calmata ritorno alla porta della chiesa. Appare mia madre, che chiede perdono e

      spiega che l'ha fatto per procurarci da mangiare. Alla fine la perdono”.


        La  meditazione  è  stata  particolarmente  impegnativa  e  Anna  si  addormenta.  Nel  sonno
      prendono vita le immagini di un nuovo sogno.
         “Sogno di essere a letto, ancora un po’ frastornata, mi alzo e vedo mio marito. Mentre
      parliamo mi accorgo di avere un dito indice molto gonfio, al suo interno si intravede un
      pezzo di vetro. Chiedo di essere accompagnata in ospedale, poi guardo il dito e noto che un
      angolo  del  vetro  sporge  dalla  ferita.  Delicatamente  lo  estraggo  e  mi  stupisco  di  quanto
      potesse essere grande. Lentamente il dito si sgonfia.

         Mio marito dichiara di essere dispiaciuto per quello che mi è successo da piccola. Come
      regalo ha convocato un bambino che vuole riferirmi qualcosa. Lo vedo in fondo alla stanza.
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