Page 88 - Riflessologia della memoria
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abbraccia, ma, quando chiedo maggiore attenzione, tergiversa e si allontana. Ora mi trovo
in una grande casa dove c'è un uomo che mi sembra di conoscere. So di stare con lui. Ha
due figli e io lo aiuto a crescerli. Mi chiede consigli e glieli do volentieri. Il contatto fisico
con lui è limitato al tenersi per mano.
Lui continua a parlare dei suoi problemi, ma, adesso, non gli do più retta. Vorrei che si
occupasse di me. Alla fine, però, anche lui si allontana. Amareggiata e nuovamente delusa,
comincio a piangere. Incontro una donna nelle mie stesse condizioni. A noi se ne aggregano
altre. Dovremmo creare il club delle donne che non riescono a essere amate!
Si presenta nel sogno mio figlio (all'età di 7 o 8 anni) e pone delle domande riguardanti
un libro. Lo informo che gli risponderò più tardi, poiché sto chiacchierando con altre
donne. Al gruppo si uniscono alcuni uomini con i nostri stessi problemi. Non so se creare un
club di persone che non si sentano amate sia una soluzione, ma ci posso provare!”.
Vediamo qui emergere chiaramente un'estensione del conflitto interno di polarità maschile-
femminile che si ripercuote sulla vita affettiva. Per effetto delle implicazioni familiari non
elaborate, Anna, che non si è sentita completamente amata e accettata da piccola, non è
riuscita a costruire un rapporto sentimentale appagante.
Il rapporto con il marito non è stato, come si suol dire, proprio rose e fiori. Anna si è
mostrata più spesso disponibile a offrire il proprio aiuto e sostegno piuttosto che a chiedere
attenzioni, e con il tempo si è resa conto che lo squilibrio esistente all'interno della coppia la
faceva sentire tutt'altro che bene. Ma c'è di più! Nel sogno, quando Anna chiede a qualcuno
che si occupi di lei, questo si allontana: esiste, forse, un trauma da abbandono?
Il messaggio onirico è piuttosto chiaro, quello che resta da spiegare è il motivo che ha fatto
venire a galla una simile traccia in risposta alla rievocazione del quarto anno. Sappiamo che
deve esserci una relazione, ma non siamo in grado di individuarla, perché appartiene a un
vissuto a noi ignoto. Anna, però, riesce facilmente a interpretare questa trama:
“Quando ero piccola mia madre non aveva tempo di occuparsi di me e mi affidava alle
cure di mia sorella Chiara, più grande di diciannove anni. Chiara, però, quando avevo
circa tre anni (se non ricordo male) si è sposata e si è trasferita in una città lontana. Io ho
sofferto moltissimo per la sua assenza. Mi hanno raccontato che ho pianto per giorni
interi... è ovvio che mi sia sentita abbandonata...”.
La nebbia inizia a diradarsi... la perdita della figura di riferimento, Chiara, ha innescato i
meccanismi del classico trauma dell'abbandono. Anna continua:
“A distanza di breve tempo sono stata colpita da meningite. Questo ha rappresentato un
grave rischio per la mia sopravvivenza. Sembra addirittura che i medici, perse le speranze,
abbiano consigliato a mia madre di chiudere le imposte della mia camera per lasciarmi
morire serenamente. In quell'occasione mia mamma, disperata, ha invocato l'intervento di
San Francesco che, a quanto si può giudicare dagli eventi, ha cambiato il finale della