Page 87 - La coppia intrappolata
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no in maniera inconscia sui figli quelle che sono state le proprie esperienze di vita e
d’infanzia con i rispettivi genitori. Non sempre il genitore riesce a elaborare le pro-
prie carenze, privazioni e condizionamenti per essere libero di relazionarsi in manie-
ra sana e costruttiva con il figlio. “I problemi non risolti nell’infanzia di un genitore
possono avere un ruolo importantissimo nel causare e perpetuare i problemi nei fi-
gli” (Holmes, 1994).
Così, tutti i messaggi dei propri genitori, dell’ambiente che si ha intorno, vengo-
no introiettati dal bambino e questi hanno un’enorme influenza su come la paura vie-
ne vissuta e poi elaborata dallo stesso.
David: “La mia vita è stata una continua ricerca nel dimostrare agli altri quanto
valgo. Se vengo guardato da qualcuno che reputo importante per me, io comincio a
imbarazzarmi perché mi sento controllato e non riesco a volte a portare a termine quel-
lo che sto facendo per la troppa agitazione interna che sento perché mi sento con-
trollato. Lo stesso controllo che esercitava mia madre su di me, con un’occhiata io
già sapevo se potevo o no fare quella determinata cosa”.
La madre opprime il bambino con regole, con schemi rigidi e lo obbliga a seguir-
li. Lo priva della sua capacità di agire, di muoversi, di esplorare e di esplorarsi, di
autoregolarsi e di autogestirsi, di sperimentarsi. Lo tiene bloccato tramite questo con-
trollo che il bambino sente costantemente, con queste minacce di un’imminente pu-
nizione se non fa quello che desidera la madre. Tutto questo porta il bambino ad ade-
guarsi per paura delle ritorsioni, ma tutto questo lo allontanerà dalla sua capacità e
consapevolezza di essere se stesso. Il messaggio che interpreta e introietta è: “se non
obbedisci non avrai l’amore e il riconoscimento di mamma”.
David si è ritrovato con una compagna che esercitava la stessa dinamica della ma-
dre e ha paura di staccarsi definitivamente da lei perché questo significherebbe per
lui “ora sei finalmente libero di poterti sperimentare e muoverti senza condiziona-
menti, puoi muoverti per come senti tu di fare”. Il “sei solo con te stesso e con la tua
capacità di cavartela” gli crea paura perché non è abituato, non lo ha mai potuto fa-
re, non si è mai sperimentato in questo.
La paura è dettata dall’aver perso il contatto con se stesso già da piccolo. Quel
sentirsi braccato e condizionato paradossalmente lo faceva sentire protetto; non
avendo potuto sperimentarsi non riesce a essere consapevole di se stesso e questo gli
crea il dubbio di non essere capace, di non farcela da solo, di avere bisogno di qual-
cuno vicino, anche se questa è una trappola psicologica.
David: “La paura di commettere errori davanti agli altri mi ha condizionato da sem-
pre e mi ha reso dipendente dal giudizio degli altri”. “Ho capito che la paura che ho
dentro è quella di camminare con le mie gambe, di essere autonomo, di non avere la
suggestione che le cose buone che combino sono da attribuire a chi mi sta vicino psi-
cologicamente”. “Romina ha impostato su di me il personaggio che lei voleva e io,
avendo bisogno di amore e coccole, ho aderito al suo personaggio lasciandomi schiac-
ciare. Ora se dico basta! Mi vengono in mente i personaggi che mi porto dentro, so-
prattutto mi sale il pensiero ‘mamma non vuole’ che in qualche modo si confonde con
‘Romina non vuole’. Pur desiderando di staccarmi e di superare la paura vengo assa-
lito dall’ansia e dal vuoto, dall’angoscia”. “Ho capito che devo lavorare sull’autono-
mia dell’Io e rinforzarla, ma riconosco pure che mi si complicano i pensieri perché la