Page 85 - La coppia intrappolata
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3.4 La paura                                                     71


           l’idea che ha di se stesso. Più l’individuo attribuisce notevole importanza al rico-
           noscimento esterno più si accentua la svalutazione. Nel rapporto tra succube e do-
           minante, più il succube si aspetta un riconoscimento dal dominante, più aumente-
           rà il suo senso di svalutazione perché avrà attribuito la sua validità a una persona
           esterna che per di più non ha alcun interesse a riconoscergli la validità altrimenti
           perderebbe la sua ragione di aggancio nevrotico.
              L’autosvalutazione è alla base dell’autostima, si esprime con una sottosvalutazio-
           ne per un’errata considerazione che in origine il bambino ha fatto di se stesso. “Da
           un’antica credenza errata un assunto così radicato in noi che non ci viene mai in men-
           te di porlo in discussione” (Minsky, 1986).
              Le idee che alimentano e danno origine al Sé sono rappresentate da tutte le con-
           vinzioni che abbiamo introiettato su ciò che siamo capaci di fare e su ciò che siamo
           disposti a fare.
              Nella nostra mente abbiamo idee che riguardano chi siamo e sono definite “au-
           toimmagini” e idee che riguardano ciò che dovremmo essere e sono definite “auto-
           ideali”. Entrambe queste idee influiscono sullo sviluppo sin dall’infanzia, di solito
           però sono difficili da esternare ed esprimere perché inaccessibili alla coscienza.
              L’autosvalutazione logora internamente fino a minare la propria autostima, al pun-
           to da credere di essere indegni nel dichiarare i propri bisogni, al punto di convincer-
           si di non essere più in grado di chiedere esplicitamente ciò che si vuole (Murray, 1938).
              Quando questi pensieri avranno invaso la mente, condizioneranno il comportamen-
           to, e lo stile di vita che si adotterà sarà dettato dal non avere fiducia in se stessi.
              Questo tipo di predisposizione porta inevitabilmente a essere agganciati da un do-
           minante.




           3.4    La paura

           La paura viene definita come emozione primaria di difesa, provocata da una situa-
           zione di possibile o reale pericolo, ma molte ricerche empiriche hanno anche eviden-
           ziato che qualsiasi situazione, oggetto, persona, possono essere vissuti con paura, per-
           ché a indurla è la percezione che l’individuo ha di quella determinata cosa, persona
           o evento. Vengono sottolineati come fattori fondamentali la percezione e la valuta-
           zione che l’individuo ha dello stimolo che interpreta come pericoloso o meno. La pau-
           ra quindi ha, oltre alla naturale funzione primaria, connessa all’innata conservazio-
           ne della specie, anche una dimensione di espressione di uno stato mentale non equi-
           librato, non in sintonia con l’equilibrio mente-corpo.
              “La paura si sviluppa dentro di noi prima ancora della formazione dei nostri pri-
           mi ricordi” (Britten, 2002).
              Pensiamo alla paura di essere abbandonati che ha un bambino quando nasce un
           fratellino, oppure alla paura di non essere all’altezza delle aspettative dei genitori.
           Oppure a tutte le paure che abbiamo radicato in noi con letture distorte, tutte le vol-
           te che vivendo abbiamo registrato naturali incapacità come fallimenti o come non es-
           sere capaci, come conferme inconfutabili della nostra poca validità; abbiamo solo con-
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