Page 81 - La coppia intrappolata
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3.1 La rabbia                                                    67


           vano immancabilmente. Quando poi arrivavano le vacanze, io mi illudevo che final-
           mente era arrivato il mio turno, avrei potuto giocare con loro, correre, ridere, fare co-
           se insieme, e invece c’erano sempre i vicini di ombrellone che me li fagocitavano op-
           pure in montagna c’erano i parenti che non vedevano da tutto l’anno e allora non po-
           tevano essere scortesi, bisognava andare da loro”.
              Oppure il succube potrebbe anche avere vissuto abusi verbali o violenze; se il bam-
           bino è vissuto in un ambiente di disprezzo, da adulto non potrà che dubitare del pro-
           prio valore e di conseguenza avrà difficoltà a occuparsi di se stesso, soprattutto ali-
           menterà la convinzione che sembrerà un miracolo se qualcuno potrà interessarsi a
           lui, amarlo e considerarlo.
              David ricorda durante l’infanzia un padre duro, rigido, severo, molto colto ma mol-
           to distaccato affettivamente dai figli. “Non sono mai riuscito ad avvicinarmi a lui più
           di dieci centimetri. Un senso di repulsione e di imbarazzo reciproci si innestavano e
           ce lo impedivano. Ricordo che lui serviva solo per pontificare, punire, strillare e pic-
           chiare, era molto manesco. La linea guida principale del suo metodo educativo era
           che si doveva studiare e obbedire, altrimenti botte a volontà. Lui faceva sempre co-
           sì, prima menava e poi dopo si chiariva, intanto metteva le botte al sicuro. Le botte
           le ha continuate a utilizzare anche quando ero più grandicello. Ricordo una volta che
           sono stato andato dal barbiere e mi sono fatto i capelli corti di un centimetro. Appe-
           na a casa mio fratello ha iniziato a prendermi in giro chiamandomi pelatino e sfot-
           tendomi in continuazione; avevo quindici anni, appena ho detto “e smettila!” con un
           tono più deciso, ricordo solo un urto violentissimo sul naso e ho visto le stelle e ne-
           ro per un secondo o due. Mio padre mi aveva colpito con una violenta sberla improv-
           visa in pieno volto con il commento “non rispondere”.
              Il bambino che non si è sentito amato come desiderava e come avrebbe avuto bi-
           sogno, di fronte alla mancanza di amore attua una sorte di imprinting fisiologico che
           è quello di ritirarsi e quindi da adulto adotterà atteggiamenti di fuga come risposta.
              La rabbia del succube ha inizio da quando bambino subirà le regole rigide e se-
           vere dei genitori, soprattutto per ciò che concerne il comportamento sarà costretto a
           seguire certe norme e regole. Siccome non avrà la forza di ribellarsi subirà questa
           incessante repressione e questo continuo essere ripreso per tutto al fine di essere per-
           fetto. Mortificherà il suo bisogno di essere riconosciuto, gratificato, apprezzato, in
           seguito alle mortificazioni e al diniego che ha vissuto e si adeguerà alle richieste de-
           gli adulti, covando dentro di sé la rabbia. Il succube, quindi, utilizzerà la rabbia da
           una parte per sottomettersi e per allinearsi alle regole che le convenzioni e la socie-
           tà impongono al fine di essere perfetto e irreprensibile. Dall’altra utilizzerà questa
           rabbia per diventare più determinato nella realizzazione professionale. Ci sarà una
           parte della rabbia che purtroppo gli si ritorcerà contro andando ad attivare meccani-
           smi di autofrustrazione e di sabotaggio, attivando tutta energia distruttiva.
              La rabbia è un’emozione infantile che abbiamo represso e imprigionato dentro
           di noi, ma è anche un notevole serbatoio energetico.
              Sia nel succube sia nel dominante alberga la rabbia e a entrambi la rabbia consu-
           ma energia vitale. Con il crescere entrambi hanno imparato a conviverci, mascheran-
           dola, e hanno permesso a questa di controllare, sia pure in modi diversi, la loro vita.
              Il succube la maschera aumentando l’essere accondiscendente, compiendo enormi
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