Page 84 - La coppia intrappolata
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   3        fondamente che è la propria madre ad attivare la prima manipolazione e che non è
            lui a essere nel torto. È difficile perché è proprio la madre che lo colpevolizza e lo
            fa da sempre, tanto che il senso di colpa si è completamente impossessato del figlio,
            creandone un tutt’uno.
               Pierpaolo: “ho capito di non avere sufficiente coraggio per ribellarmi a mia ma-
            dre, anzi, per non darle dispiacere, è come se mi fossi arreso alla vita, volevo solo
            essere lasciato tranquillo, non sopportavo più l’appellativo di cattivo”.
               È difficile per un figlio rendersi conto a quell’età che la madre sta mettendo in
            atto un vero e proprio abuso su di lui. Da adulto si vedrà costretto ad affrontare la
            paura di essere rifiutato se non soddisfa puntualmente i bisogni della persona alla qua-
            le si lega affettivamente, un meccanismo perverso che lo costringe a vivere nella di-
            pendenza, lasciando agli altri il potere di liberarlo.




            3.3     L’autosvalutazione

            Anche questo sentimento, emozione, origina dal periodo infantile. Prenderà mano a
            mano sempre più consistenza quando il bambino si accorgerà che dovrà rinunciare
            ai suoi bisogni e desideri, come costo da pagare per essere accettato e considerato
            da chi lo circonda. Incontrerà sempre più regole rigide e norme incomprensibili al-
            le quali dovrà sottostare non avendo la capacità di ribellarsi e manifesterà sempre più
            disagio. Un disagio al quale alcuni bambini cercheranno di reagire manifestando com-
            portamenti quali iperattività, insofferenza, intolleranza, per poi ripiegare in atteggia-
            menti di timidezza fino a una chiusura ermetica, dopo aver compreso che i loro ten-
            tativi di ribellione sono stati elusi. Il bambino proverà a prendere le giuste distanze
            da tutto ciò che vive come disagio, fino ad arrivare a essere così bravo dal non pro-
            vare emozione, una specie di congelamento, quando si troverà nelle situazioni che
            reputerà critiche. Questa specie di astensione emotiva la si può osservare quando per
            esempio ci sono comportamenti quali distrazione, distacco.
               Pierpaolo: “da piccolo mi scuotevano perché avevo l’atteggiamento di un bam-
            bino con la testa sulle nuvole. In realtà era come se non fossi sintonizzato con quel-
            lo che mi ruotava intorno. A volte avevo la sensazione come se l’esterno non mi ap-
            partenesse, come fosse qualcosa di surreale”. Ciò che in realtà sta accadendo nella
            mente di un bambino è una sorta di sovraffollamento di pensieri, talmente ansioge-
            ni dove il messaggio continuo che gli arriva è di una costante ed esagerata richiesta
            di compiti che emotivamente creano stress al bambino. Il bambino non ha ancora im-
            parato a rispondere al sovraffollamento di pensieri adottando il metodo di individuar-
            ne e risolverne uno alla volta. Il bambino si trova così di fronte a tante richieste e,
            non sapendole fronteggiare, soccombe e si dipinge come incapace di risolvere e as-
            solvere alle richieste e così inizierà la sua ascesa nei vari pensieri svalutanti. Avrà im-
            parato così ad arrendersi alle prime difficoltà giudicandosi incapace di affrontare ciò
            che lo circonda.
               L’autosvalutazione è l’altra faccia della medaglia dell’autostima, in entrambe
            è sempre la valutazione che l’individuo ha di se stesso che fa la differenza e crea
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