Page 80 - La coppia intrappolata
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   3        ricordano come una che gli stava addosso per controllare quando sbagliava e dove
            sbagliava, per poi riprenderlo severamente. Il cugino mi raccontava che tutte le vol-
            te che andavano a casa loro lei diceva al figlio: ‘Bene! Perché non racconti le tue ul-
            time bravate.’ A volte provava imbarazzo lo stesso cugino per la situazione che ve-
            niva a crearsi. E la vergona nel viso di Giorgio era tangibile”.
               Giovanni racconta di Monica: “sia gli zii sia la nonna paterna mi hanno descrit-
            to la madre di Monica come un pezzo di ghiaccio, con una sola espressione stampa-
            ta nel viso, quella di sospetto e controllo. Tutte le volte diceva alla figlia ‘guarda le
            figlie di Maria, loro sì che sono brave bambine, in tutto! Non come te che sei una
            schiappa e non ti riesce mai nulla!, che disastro di figlia, non mi somigli in niente!’”.
               La rabbia del dominante, quindi, per avere avuto una madre persecutrice, anaf-
            fettiva e critica, generosa solo nel procurare e diffondere umiliazioni, soprattutto nel-
            la sua infanzia ha alimentato nella sua mente l’idea di non essere valido; siccome
            non sopporta questa idea, proietta sugli altri “sono tutti cattivi, non valgono e sono
            tutti falsi”.
               Melanie Klein nel 1957 (Klein, 1972) spiegò che nel bambino è presente l’istin-
            to sia sadico sia distruttivo e che la funzione dell’ambiente familiare, nello specifi-
            co i genitori, ha la funzione di aiutare il bambino a trasformare questi impulsi.
               Il succube è arrabbiato perché da bambino non si è sentito sufficientemente ama-
            to, avvertiva i propri genitori assenti, lontani dai suoi bisogni, desideri, molto super-
            ficiali. Ha vissuto sulla sua pelle una mancanza di priorità, le proprie necessità emo-
            tive erano sacrificate per altre priorità, da qui ha dedotto di essere poco desiderato,
            amato, rispettato e quindi poco degno di nota. Durante l’infanzia il succube ha vis-
            suto esperienze di poca considerazione.
               Michela aveva ricordi dell’infanzia come di essere una bambina invisibile agli
            occhi del padre: “Facevo di tutto per cercare di attirare la sua attenzione, lui tor-
            nava tardi dal lavoro e poi si chiudeva nel suo studio per continuare il lavoro, io
            cercavo di raccontargli quello che avevo fatto durante il giorno e lui continuando
            a scrivere mi ascoltava e qualche volta si fermava, restava lì a guardarmi e io mi
            illudevo che finalmente ero riuscita a catturare il suo interesse, poi mi rendevo con-
            to che il suo sguardo era perso nel vuoto, la direzione del viso era sulla mia traiet-
            toria, ma la mente era altrove, stava cercando la sua ispirazione e dopo poco, aven-
            dola ritrovata, richinava la testa sulle sue scartoffie. Non si accorgeva neppure quan-
            do uscivo dalla sua stanza. Un’altra volta ero riuscita a strappargli la promessa di
            venire alla recita a scuola; per tutta la durata della recita sono stata con il cuore in
            gola nell’attesa che entrasse da quella porta da un momento all’altro; non è mai
            arrivato. Quando ci siamo visti a casa per cena non si ricordava affatto della mia
            recita”.
               Pierpaolo ricorda di avere avuto poca attenzione da parte dei genitori, il suo uni-
            co rifugio era la nonna. “I miei genitori li ricordo sempre pieni di impegni. Durante
            l’anno non li potevo disturbare perché dovevano lavorare, mi promettevano che nel
            periodo delle vacanze avremmo fatto tutte quelle cose alle quali dovevo rinunciare
            perché il lavoro aveva la priorità. ‘Se non lavoriamo non possiamo pagarci le vacan-
            ze, non possiamo comperarti i giochi che desideri’. A proposito di giochi non sono
            mai riusciti a capire qual era il gioco del momento che tanto desideravo, li sbaglia-
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