Page 83 - La coppia intrappolata
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3.2 Il senso di colpa 69
tà che tramutano questa angoscia, questo senso di colpa in convinzione di essere ina-
deguati, incapaci di essere amati e apprezzati.
Il bambino piccolo non ha ancora raggiunto una propria autonomia, non ha an-
cora sviluppato, maturato e formato una propria rete neurale tale da permettergli una
sana percezione di sé (Teoria dell’identità – neurobiologo J.P. Changeux, 2003), quin-
di si affida totalmente ai messaggi che gli provengono dall’ambiente che lo circon-
da (Eccles, 1953; Oliverio, 1995).
Una madre disattenta, poco presente ai bisogni del bambino, non potrà che co-
municargli che non è importante, che non vale, che non merita, il bambino attiva un
imprinting del senso di colpa di non essere abbastanza.
Il senso di colpa nasce con la nostra storia personale, con le esperienze di vita
fatte durante l’infanzia. Nasce dal nostro giudice interiore che ci mette di fronte agli
insegnamenti che abbiamo ricevuto dalla nostra famiglia, dalle regole sociali, dalla
nostra cultura, religione.
Durante la crescita e interagendo tra loro, gli individui creano delle aspettative
in modo reciproco, queste aspettative vengono introiettate al punto tale che diventa-
no proprie perdendo il confine tra ciò che è aspettativa esterna e ciò che è bisogno
interno.
Le aspettative assimilate generano sensi di colpa soprattutto nelle parti più de-
boli di una relazione e la relazione tra il succube e il dominante è tenuta su da un gro-
viglio di sensi di colpa che il dominante manipola con gran maestria per tenere le-
gato a sé il succube.
Il bambino impara da subito a sentirsi in colpa per non aver soddisfatto le aspet-
tative degli altri, soprattutto dei genitori, e spesso quando è spettatore di un divorzio
o di una malattia che colpisce uno dei genitori o di una sofferenza di un genitore, si
convince di essere responsabile, come se effettivamente tutto ciò di brutto e doloro-
so fosse dipeso per qualche ragione dal suo non essere stato “abbastanza” da evitar-
lo, da qui il senso di colpa.
Michela porta dentro di sé un duplice senso di colpa, quello che se non fosse na-
ta la sua mamma sarebbe ancora viva, visto che è morta nel darle la vita; e quello di
essere già nata con il marchio di cattiva perché ha tolto la moglie al padre: “se non
fossi nata, tutto questo non sarebbe successo, è giusto che mio padre mi odi, è per
colpa mia che mamma è morta”.
Pierpaolo era assalito da continui sensi di colpa che il suo abilissimo partner gli
instillava riguardo alle sue eluse aspettative: “nella relazione sei tu la palla al piede,
stai sempre male con questi tuoi attacchi di panico”; “sei proprio inadeguato”.
Pierpaolo nella relazione con Umberto ha usato la stessa dinamica che aveva con
la madre: “Mia madre non faceva altro che soffocarmi, io ero una sua appendice ser-
vizievole, ‘se non mi fai questo sei cattivo’, ‘bravo pensi a giocare ma non sei venu-
to prima a chiedermi se avevo bisogno del tuo aiuto, sei proprio cattivo ed egoista’,
non mi permetteva di vivere, di respirare, di decidere una cosa che fosse stata una!”.
Frasi taglienti, apparentemente innocue creano mostruosi sensi di colpa, vere e pro-
prie cicatrici, generano un malessere e un senso di inadeguatezza e hanno il potere
di trasformare il figlio in “bimbo cattivo” tutte le volte che non soddisferà un desi-
derio-aspettativa. L’operazione più difficile per un figlio è quella di comprendere pro-