Page 75 - La coppia intrappolata
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2.3   Capire l’aggancio nevrotico                                61


           il succube significa indebolirsi e perdere il controllo della situazione. La distanza dal-
           la relazione diventa una strategia per affrontare il peso della stessa.
              Il dominante è concentrato sulla propria autonomia e indipendenza, e in coppia
           alterna momenti nei quali ha bisogno di isolarsi e quindi sparisce, a momenti di gran-
           de trasporto relazionale e quindi è eccessivamente presente e soffocante. Questo è
           un altro messaggio che manda in tilt il succube.
              Il dominante ha paura dell’amore e non può ammettere di avere bisogno di qual-
           cuno perché questo porterebbe inevitabilmente alla luce la sua vulnerabilità. L’inti-
           mità è qualcosa da cui deve difendersi con tutti i mezzi che ha a disposizione e li uti-
           lizza tutti senza riserve.
              Il succube resta attaccato al dominante, quasi avvinghiato, perché così facendo
           sfida se stesso e il mondo, così come da piccolo aveva sfidato i genitori, chiedendo
           inutilmente che l’amassero come avrebbe desiderato.
              Il succube cerca nel dominante il riscatto dalla sua infanzia/adolescenza, adope-
           randosi in una ricerca che è anche recupero del rapporto con il dominante come di
           un genitore idealizzato.
              Il succube pensa di avvicinarsi al dominante nella maniera giusta, ma in realtà lo
           fa con una modalità di comportamento distorta, ed entra nel campo della nevrosi. Il
           succube attiva questa modalità per risanare la propria ferita e crede che questa sia l’oc-
           casione e il modo giusto di farlo.
              Queste dinamiche relazionali illustrate rappresentano l’aggancio nevrotico. L’ag-
           gancio prende forza dalla manifestazione congiunta dell’esigenza di percorrere due
           possibilità di riscatto: una è il riscatto con un genitore che ci ha fatto soffrire pur con
           un incondizionato amore reciproco, l’altra è il riscatto da una propria particolare strut-
           tura di personalità che ha iniziato a delinearsi sin dai primi anni di vita.
              Questa struttura ha preso forma quando sin dalla nascita si è ricevuto poco amo-
           re autentico e sano, e pertanto in età adulta si cerca di saziare questo bisogno disat-
           teso per interposta persona, e si offrono tutte le proprie attenzioni a qualcuno che sem-
           bra in qualche modo averne bisogno.
              Il succube ha avuto un’esperienza importante, nel bene e nel male, con un geni-
           tore molto amato e idealizzato, ma distante. Troppo distante da non essere riuscito a
           instaurarci un vero rapporto. Questo genitore prometteva complicità, ma non era in
           grado di fatto di offrirla, e creava delle aspettative nel succube, ma poi non riusciva
           a soddisfarle né a realizzarle.
              Nell’adolescenza capita spesso che i figli abbiano un senso di colpa per non es-
           sere riusciti ad attirare, a trattenere e ad approfondire la relazione con il genitore che
           è per loro eccezionale e indispensabile.
              Il succube ha avuto un rapporto difficile con il proprio genitore, ambito e mai rag-
           giunto, il rapporto attuale col proprio partner gli offre un’occasione per riscattare la
           vecchia e antica relazione.
              Il succube è maggiormente incapace di staccarsi dal dominante perché la relazio-
           ne con questi non è mai decollata realmente, pur lasciando intravedere molte poten-
           zialità. C’è tanta similitudine con il vuoto lasciato dal genitore. Anche quest’ultimo
           aveva costruito nel cuore del figlio tante promesse, che poi non ha saputo o potuto
           mantenere.
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