Page 71 - La coppia intrappolata
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2.3   Capire l’aggancio nevrotico                                57


              Il provenire da un ambiente familiare nel quale non si è ricevuto quell’affetto au-
           tentico, cioè non viziato da sovra-attenzioni o da lassismo educativo, in un modo o
           nell’altro ti lascia dentro un “buco” d’amore, e inevitabilmente in età adulta si cer-
           cherà di saziare questo vuoto, divenuto bisogno d’amore, per interposta persona. Si
           offriranno le proprie cure, attenzioni e amore incondizionato a individui che sembre-
           ranno in qualche modo averne bisogno. Questo meccanismo psicologico dà origine
           alla nevrosi.
              Poiché da piccoli non si è riusciti a cambiare o a modificare il proprio genitore
           trasformandolo in una persona affettuosa, calda, dalla quale poter essere contenuti,
           accolti, sostenuti, da adulti, per una sorta di riscatto, proveremo a fare di tutto affin-
           ché il nostro attuale partner si trasformi nella persona che da piccoli avevamo tanto
           desiderato. Una specie di riscatto psicologico.
              Perché prende il termine di nevrosi? Nevrosi perché a seguito di pensieri distor-
           ti, cioè che non corrispondono alla realtà, mettiamo in atto dei comportamenti sba-
           gliati.
              Ecco che con questa chiave di lettura il termine nevrosi non ci appare più un ele-
           mento clinico da confinare a un numero limitato di persone psicologicamente insta-
           bili, ma piuttosto una caratteristica di personalità assai diffusa e riconducibile a un
           numero enorme di persone da comprendere parenti, amici e conoscenti in misura di
           gran lunga maggiore di quanto ci saremmo potuti attendere.
              Pensieri, dettati da nostre convinzioni, che formuliamo e che traduciamo in de-
           terminati comportamenti. Di questa traslazione possiamo essere più o meno co-
           scienti, dipende dalla nostra capacità introspettiva e se sappiamo che la nostra men-
           te funziona in questo modo. Ma la verità e la realtà inconfutabili che ci interessa co-
           noscere maggiormente in questo contesto è che ciò che è appartenuto al passato fa
           parte del passato, e tutto ciò che si è vissuto va ad arricchire la nostra esperienza.
              Non possiamo ripetere nel presente delle situazioni che non ci sono piaciute del
           passato, e cercare per di più di modificarle e aggiustarle a nostro piacimento con l’a-
           spettativa o con l’illusione di sanare la propria ferita interiore.
              Con troppa passione, coinvolgimento e dedizione ci si dedica a un tipo di perso-
           na che invece emotivamente non è disponibile a tanta attenzione, ma lo si fa perché
           questo risulta familiare, perché è stato vissuto nel corso della nostra crescita.
              Intanto una sfida inizia a farsi strada in modo prorompente: il provare a cambia-
           re il proprio partner con la forza dell’amore.
              Mi torna in mente una frase che spesso mi ripeteva una mia paziente: “Ma per-
           ché non mi capita mai un fidanzato bravo, gentile, equilibrato, che mi trasmette amo-
           re e basta?”.
              L’autostima di questa ragazza era così bassa da credere, e da esserne anche con-
           vinta, di non meritare di essere felice. Era cresciuta con l’idea che essere felici è un
           qualcosa che si sarebbe dovuto guadagnare.
              La tendenza alla depressione, dovuta a una mancanza di amore sano da parte dei
           suoi genitori, l’aveva portata a vivere i rapporti sentimentali instabili come eccita-
           mento. Il rapporto sentimentale instabile e tormentato vissuto come eccitamento, al-
           tro non era che una copertura alla propria tendenza alla depressione. Da qui la pre-
           disposizione a farsi soggiogare dal partner pur di ricevere una dose di amore, anche
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