Page 91 - La coppia intrappolata
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3.6  Il senso di fallimento                                      77


           farmi trovare sempre impeccabile, lui non mi dava nessuna soddisfazione. Piuttosto
           sono crollata io nel non avere più voglia di curarmi, tanto che mi trovasse in tuta o
           in minigonna la sua reazione era la stessa. Da che ci tenevo tanto ad andare dal par-
           rucchiere, dall’estetista per i massaggi, dalla profumeria per l’ultimo trucco, non ho
           fatto più nulla di tutto ciò, mi facevo la doccia solo la mattina e mi mettevo la cre-
           ma idratante sul viso perché avevo la pelle veramente troppo secca da farmi male”.
              Anche l’apatia è un meccanismo di difesa dalla frustrazione. Diviene una sorta
           di difesa, di protezione del proprio io da un’angoscia che altrimenti sarebbe insop-
           portabile. È un meccanismo di difesa abbastanza conscio.
              Michela: “Ho sacrificato me stessa per la riuscita di questo rapporto con Gior-
           gio. Non mi sono mai fermata alla frustrazione iniziale che avvertivo, anzi, più sen-
           tivo frustrazione più mi dicevo che dovevo impegnarmi di più per una buona riusci-
           ta. Che dipendeva tutto da me, da quanto ci investivo, non mi sono risparmiata, al
           punto che per ben due volte ho cercato di suicidarmi perché non reggevo più la fru-
           strazione”.
              Molte volte capita che, a causa del prolungarsi troppo della situazione frustran-
           te, si abbia una reazione aggressiva “autodiretta” da parte dell’individuo nei confron-
           ti di se stesso, ed è stato ciò che è capitato a Michela che ha rivolto l’aggressività ver-
           so se stessa.




           3.6    Il senso di fallimento

           Dopo essersi sperimentato con così tanta abnegazione, impegno e dedizione con lo
           scopo di far sì che la relazione con il dominante funzioni proprio come la favola che
           il succube ha nella sua mente, è inevitabile che dopo la frustrazione si provi anche
           il senso di fallimento. Ci si sente falliti perché si è dato troppo valore all’unione con
           l’altro e soprattutto all’altro. Più valore assoluto si è dato alla relazione con l’altro,
           più è alto il senso di fallimento.
              Il senso di fallimento del succube lo si può accostare per “il costo elevato”, vo-
           lendo creare una sorta di parallelismo, al burnout che vivono tante persone che svol-
           gono professioni di aiuto (medici, infermieri, operatori sociali).
              Il burnout è una sintomatologia di tipo psicosociale, caratterizzata da una progres-
           siva perdita di idealismo, energia e motivazione proprio perché nel dare aiuto all’al-
           tro si è andati oltre le proprie forze fisiche e psichiche. Una perdita di energia che
           insorge dopo mesi e anni di duro e serio impegno (Maskach, 1982).
              Il succube è assalito da una sorta di sindrome da esaurimento emotivo, da derea-
           lizzazione personale. È un deterioramento che influenza i suoi valori, la sua digni-
           tà, il suo spirito e la sua volontà.
              Il succube, dopo una forte e totale dedizione e un incessante impegno che lo ha
           portato a sacrificarsi soprattutto in termini psicologici, rinunciando ai propri bisogni,
           mettendoli in secondo piano quando non li ha annullati del tutto, sacrificandosi per
           il dominante arriva a esaurirsi in termini emozionali soprattutto perché ha oltrepas-
           sato il proprio limite. Si sente provato, prosciugato, incapace a rilassarsi, a staccare
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