Page 94 - La coppia intrappolata
P. 94

80                                                   3  Le emozioni coinvolte


   3        bruciore. Non avevo più voglia di mangiare, di parlare con nessuno, ho perso tanti
            chili, ero uno scheletro ambulante. Non avevo neppure più il ciclo mestruale, si era
            bloccato. Le crisi di emicrania si erano intensificate notevolmente, erano più le vol-
            te che mi sorprendevo a non avere mal di testa. Ero diventata la brutta copia della
            mia ombra”.
               Giovanni: “Ero totalmente abbrutito, non avevo più cura di me stesso, me ne sta-
            vo sempre rintanato in casa, lontano da tutti e da tutto. Ho provato con l’alcol per
            stordirmi, ma senza successo, il dolore che avevo dentro lo sentivo ugualmente. Non
            dormivo, non mangiavo, fumavo tantissimo perché la sigaretta era la mia unica com-
            pagnia, assurdo perché non ho mai avuto questo vizio essendo uno sportivo. La mia
            attività cerebrale era simile a quella di un elettroencefalogramma piatto. Non avver-
            tivo dentro di me nessuna forma di vita, mi sentivo un morto senza essermi reso con-
            to di quando fosse avvenuto il trapasso”.
               Pierpaolo: “Passavo gran parte del tempo a impasticcarmi e a dormire, così da
            evitare la fatica di vivere. Tutto mi sembrava troppo grande per me, troppo difficile
            da portare a compimento, ero fagocitato da una cappa di negatività e di scoraggia-
            mento anche nei confronti di quello che pensavo. Il mio rendimento a lavoro, prima
            che mi rintanassi in casa, era pressappoco uguale a zero”.
               I sintomi della depressione erano presenti in tutte le aree, quella somatica, quel-
            la psicologica, quella comportamentale e quella del rendimento. Ma questa sintoma-
            tologia depressiva dei succubi spesso induce a una falsa diagnosi e qui è necessario
            stare attenti, perché non siamo di fronte né a una depressione maggiore, né a una co-
            mune depressione reattiva. Dietro questa sintomatologia depressiva dei succubi si na-
            sconde la rabbia. Una grande, smisurata rabbia che non si riesce a esternare, forse
            perché non è stata ancora ben identificata ed elaborata, una rabbia che, non potendo
            esplodere esternamente, riversa tutta la sua energia distruttiva internamente, implo-
            de dentro devastando il succube e invalidandolo.
               La depressione del succube è un segnale inequivocabile di ritiro fisico ed emoti-
            vo per soffocare la rabbia devastatrice che prova.
               Tutta la violenza psicologica che il succube ha sofferto non riesce a essere ela-
            borata, sviscerata, e allora gli si riversa contro, non potendo esplodere è proprio co-
            me se implodesse dentro e questo meccanismo quando si attiva assume una forma
            di autodistruzione che conduce alla morte psichica, quando non ci sono tentativi di
            suicidio che malauguratamente vanno in porto.
               Quando si oltrepassano determinate intensità questa energia autodistruttiva assu-
            me le sembianze di un meccanismo irreversibile, come il conteggio alla rovescia di
            un ordigno. Anche questa intensità non deve trarre in inganno un clinico, non è de-
            pressione maggiore. I colloqui clinici e una buona anamnesi ci guideranno sulla giu-
            sta diagnosi che ci permetterà di applicare un intervento di psicoterapia finalizzato
            al riconoscere la rabbia.
               La depressione andrebbe intesa come un momento che l’individuo ha per entra-
            re in contatto con se stesso, per prendersi cura di sé, come un momento evolutivo.
            Un momento fecondo perché apre le porte all’introspezione, alla riflessione, soprat-
            tutto alla consapevolezza. Si ha l’occasione di scrutare in profondità la propria ani-
            ma, alla ricerca di un proprio senso della vita che pare smarrito.
   89   90   91   92   93   94   95   96   97   98   99