Page 98 - La coppia intrappolata
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84 4 Come uscire da un aggancio nevrotico: riconoscere e risolvere il problema dal punto di vista dell’individuo
4 ferenza dipende dal significato e dal potere che abbiamo attribuito all’altro, al no-
stro ex partner. Non si ha più stima di se stessi e non si è più sicuri di se stessi.
Un’esperienza emotivamente significativa, cioè un rapporto sentimentale, dipen-
de largamente dalla profonda influenza esercitata da parte del significato attribuito
all’esperienza, cioè da quanto abbiamo idealizzato e arricchito di valori aggiunti una
relazione che in realtà non si presentava nei fatti per quella che immaginavamo. Ri-
dimensionare il significato emotivo della delusione amorosa porterà un impatto me-
no devastante. Bisognerebbe dare il giusto valore e la giusta lettura oggettiva alle co-
se e alle situazioni, senza esasperarle di contenuti.
Uno scalatore di montagne rocciose si arma di pazienza, concentrazione e fer-
mezza, e soprattutto è custode di un grande segreto, sa che “quando si sta scalando
una montagna non bisogna guardare né giù in basso, né in alto sulla vetta, ma biso-
gna concentrarsi sulla parete che si ha di fronte, al fine di studiare al meglio il per-
corso giusto da fare per scalarla”, questo per evitare di scoraggiarsi o di spaventarsi
o di pensare “non ce la farò mai”. È una piccola strategia efficace. Ed è ciò che oc-
corre fare per uscire da un aggancio nevrotico: concentrarsi un passo dietro l’altro
lungo il sentiero che porta al prendersi cura di se stessi.
Quando si soffre molto e si è disperati, quando si sente la mancanza di qualcu-
no, si ha la tentazione di idealizzare il passato e di riaccendere fioche speranze per
il futuro.
In preda alla disperazione si fanno tante cose: dagli appostamenti ai pedinamen-
ti, dalle nottate insonni per tormentarsi in ricordi e attacchi di gelosie per fantasti-
cherie o immaginazioni di situazioni felici dell’altro; a impostare dialoghi immagi-
nari con l’altro, a volte in tono affettuoso e nostalgico, altre volte con ira, rabbia e
risentimento, altre ancora con parole di pentimento e imploranti; cercando la formu-
la magica per tornare indietro e vivere il rapporto idilliaco. Tutto questo mentre il mon-
do fuori scorre, anzi corre, alternando e proponendo innumerevoli altre situazioni ed
esperienze. Ci si ostina sempre di più a voler continuare a soffrire per il rapporto d’a-
more perduto. Ci si autodistrugge.
Un meccanismo di sofferenza così esteso implica l’avere troppo idealizzato la per-
sona con cui si è stati, e soprattutto l’amore riversato su di essa, rivestendolo di uni-
cità e perfezione, esasperandolo proprio per volerlo difendere dalla fragilità e vene-
rabilità della malattia che in realtà nasconde.
Anche se il dolore per un rapporto amoroso che si chiude è un’esperienza che co-
munque merita di essere vissuta, prolungarla è semplicemente legata alla difficoltà
di gestire la scarsa stima che si ha di se stessi.
L’inconsolabilità di questa sofferenza dipende direttamente dal potere attribuito
all’altra persona: un potere che, se viene dato a qualcun altro, non può essere utiliz-
zato per sostenere e confermare se stessi. Non si dovrebbe dare mai a nessuno il po-
tere di influire su ciò che si prova verso se stessi. Nessuno dovrebbe avere questo po-
tere, in nessuna circostanza; eppure nell’aggancio nevrotico questa situazione risul-
ta essere la peculiarità tipica dell’aggancio stesso. Sminuirsi, svalorizzare se stessi,
recriminarsi addosso, non fa altro che protrarre l’agonia. Non è utile neppure per l’e-
spiazione di chissà quale colpa ci si possa accusare. Tempo perso. Vano. È un tem-
po prezioso che togliamo a noi stessi.