Page 93 - La coppia intrappolata
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è un evento naturale, non ci si sentirà più macchiati dall’idea e dall’etichetta di es-
sere un fallito.
L’idea che noi abbiamo di noi stessi ci condiziona la nostra vita, le nostre scelte
e i nostri comportamenti.
Il succube in questo malessere ha due possibilità: o rinuncia a vivere (ciò che ho
definito come morte psichica), oppure è costretto a prendersi cura di sé.
Quando accolgo un succube in terapia esordisco sempre nel fargli arrivare il mes-
saggio che “non tutti i mali vengono per nuocere”. L’aggancio nevrotico può essere
interpretato come la possibilità che un individuo ha d’imparare a volersi bene pie-
namente. È un’occasione di crescita, l’occasione per conoscersi, potenziarsi e crea-
re un serio progetto di vita autentico per l’individuo stesso. Un progetto che valoriz-
zi l’autenticità e l’irripetibilità di ogni individuo.
Dopo una crisi di valore, di senso, come quella che vive il succube è necessario
che la psicoterapia offra modalità di intervento al fine di permettere che l’individuo
focalizzi meglio il significato della propria esistenza. Forse l’individuo potrebbe an-
che cogliere l’occasione di dare più spazio alla dimensione spirituale propria, e ma-
gari imparare a prendersene cura.
La persona potrebbe imparare a entrare in contatto anche con la sua tridimensio-
nalità: soma, psiche, nous (logosintesi esistenziale di V.E. Frankl, 1987).
Il più delle volte la sensazione di vuoto interiore la si avverte con più intensità
perché manca una sana conoscenza di se stessi, perché si è anche carenti di un pro-
prio progetto interiore, forse è proprio un vuoto dell’anima che troppo spesso rimuo-
viamo.
Per superare questa sofferenza, il passaggio da attuare è quello di comprendere
il proprio Sé, realizzare il proprio progetto esistenziale che non può essere ridotto a
delegare qualcuno che si prenda cura di noi, questo è assurdo ed è un controsenso
per il senso e il significato della propria vita.
3.7 La depressione
La depressione che lamenta il succube ha origine dalla sua autosvalutazione, dal suo
senso di inadeguatezza, dalla sua bassa autostima, dalla rabbia che gli si ritorce con-
tro togliendogli l’energia vitale. Vivere un aggancio nevrotico è logorante, sfiancan-
te, sfibrante. In nome di un amore che è stato tutta un’illusione e idealizzazione, il
succube si ritrova con tutta una serie di emozioni attive dentro di lui alle quali non
sa dare una giusta collocazione. L’equilibrio emotivo, la fiducia nelle proprie capa-
cità, l’autostima sono tutti cumuli di macerie da “The day after”, la sensazione che
avverte è di sentirsi sgretolato.
Michela: “I miei occhi erano spenti, anche la pelle era diventata secca e rugosa,
mi sentivo trasformata da bella ragazza che ero, almeno guardando le vecchie foto-
grafie, prima che entrasse nella mia vita Giorgio, mi sentivo una vecchia befana. Non
avevo più lacrime, gli occhi mi facevano male perché non si potevano più lubrifica-
re naturalmente, dovevo usare le lacrime finte comperate in farmacia per alleviare il