Page 64 - La coppia intrappolata
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50 2 Anatomia dell’aggancio nevrotico
2 della volontà interna del bambino che svilupperà così una potenziale struttura di per-
sonalità succube. Questi da bambino perde il contatto con i suoi veri sentimenti, con
la sua vera identità. Al posto della volontà interna svilupperà una volontà esterna, con-
dizionata, attraverso la quale impara ad assecondare le regole. Si costruirà sempre più
un mondo fatto di doveri. Non ci sarà spazio per la spontaneità, per la ricerca del pia-
cere fine a se stesso, ma solo per il piacere connesso al perseguimento di uno scopo.
Vivrà sempre più dentro una rete immaginaria dove non si sentirà di potersi muovere
liberamente. Sarà sempre in una sorta di assoggettamento, di costrizione. Ciò spiega
perché per una persona potenzialmente succube è così familiare ritrovarsi assoggetta-
ti in una relazione amorosa che sfocia in un aggancio nevrotico. Riconosce tanta fami-
liarità, ed è questo che lo aggancia, quella familiarità che è cresciuta insieme a lui.
Perché poi il succube prova impotenza a ribellarsi? La risposta è da ricercarsi nel
clima dove da bambino è cresciuto. In un clima fatto di rigidità e di conseguenza di
colpevolizzazione, che sin da bambino egli interiorizza: ne conseguono blocco del-
la spontaneità, impotenza a ribellarsi, dolore nel cuore, e paura.
Quando questi sentimenti sono molto intensi possono raggiungere il livello del-
la disperazione e da qui si genera la “ferita” che provocherà “l’infezione” dell’ag-
gancio nevrotico.
Comunque, anche un ambiente familiare caotico, senza regole, e senza certezze
può causare in un bambino gli stessi effetti di un clima rigido e pressante. Il bambi-
no ha bisogno di sicurezza, prevedibilità, ripetizione, per poter sopravvivere e non
essere invaso dalla paura. Se tutto questo manca il bambino si crea delle regole da
solo per contrastare il terrore della transitorietà e della costante aleatorietà in cui vi-
ve, poiché non avverte figure rassicuranti e amorevoli che si prendono cura di lui.
Sviluppa un forte bisogno di controllare, prevedere, vigilare, possedere tutto per con-
trastare le paure interne. Si crea dentro di sé un genitore inflessibile, duro, persecu-
tore, con cui il futuro bambino libero dovrà fare i conti.
Anche in un ambiente così caotico il bambino, potenziale futuro succube, ha su-
bito una grave ferita da parte dei genitori: la mancanza di empatia e considerazione
dei suoi essenziali bisogni di sicurezza. Si è sentito non amato, trascurato, tradito nel-
la sua identità profonda e ha vissuto tutti questi sentimenti con angoscia.
Ma c’è un altro ostacolo che impedisce alla personalità succube di poter affer-
mare serenamente di aver commesso un errore nella scelta del partner.
Il suo pensiero risulta essere dicotomico: bianco o nero, brutto o bello, buono o
cattivo, non esistono sfumature di nessun genere. Il pensiero dicotomico è un resi-
duo del pensiero infantile, quando il bambino non è ancora in grado di cogliere la
gradualità e le sfumature.
Secondo gli psicoterapeuti cognitivisti, sembra che in qualche modo o in qual-
che area del cervello umano ci sia una fissazione a livello di funzionamento delle map-
pe cognitive, le cui conseguenze sono un’organizzazione mentale basata e impron-
tata a dicotomie del tipo: giusto o sbagliato, vero o falso. Quindi per la personalità
succube la scelta del partner è bloccata una volta avvenuta. Egli non sente il permes-
so di dire che è sbagliata perché non è possibile commettere errori, ammetterlo sa-
rebbe un costo troppo alto.
La dicotomia del pensiero rinforza negativamente il tutto, impone il concetto che