Page 59 - La coppia intrappolata
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2.2  Dall’analisi degli individui alla struttura dell’aggancio nevrotico  45


           personaggi con orientamento di personalità paranoide e narcisistico.
              Uso questi termini non con l’accezione che il comune immaginario collettivo dà
           loro, il “succube” non è inteso da me come individuo da disprezzare e senza sostan-
           za, tutt’altro, ho usato questo termine solo per sottolineare un individuo che soggia-
           ce al volere e alla prepotenza dell’altro solo perché non ha avuto ancora modo di ren-
           dersi conto del valore che ha a causa della sua bassa autostima e della sua scarsa con-
           sapevolezza. Così come il termine “dominante” da me è usato non per intendere un
           individuo che domina sull’altro perché è consapevole di avere riconosciute giusta-
           mente autorità, potenza, capacità, tutt’altro, è solo un individuo che sa manipolare
           molto bene l’altro, è un grande affabulatore, ed è pienamente consapevole di essere
           inferiore all’altro, ma esercita la sua astuzia, furbizia, perché nella sua vita ha impa-
           rato a sopravvivere solo in questo modo e non conosce altre modalità. È terrorizza-
           to nel fare qualsiasi introspezione perché è fermamente convinto di essere una nul-
           lità. È lui che ha più bisogno dell’altro e vive di luce riflessa dell’altro, forse il ter-
           mine appropriato sarebbe stato “parassita psicologico” o “sanguisuga” per rendere
           l’idea.
              Il succube ha un orientamento di personalità dipendente. Cosa significa questo?
           Significa che il succube ha un concetto di se stesso come di una persona bisognosa,
           debole, indifesa e incompleta.
              Secondo il DSM-III-R (APA, 1987, p. 354) la caratteristica essenziale del DPD
           è “una modalità pervasiva di comportamento dipendente e sottomesso, comparsa en-
           tro la prima età adulta e presente in vari contesti” (questo orientamento è stato pre-
           sentato precedentemente).
              Nel corso degli anni questi individui si sono adagiati nel non voler prendere de-
           cisioni autonomamente, se non dietro conferme e rassicurazioni di terzi a cui dan-
           no notevole valore. Nutrono difficoltà nell’iniziare a fare programmi, progetti o co-
           se anche per proprio conto, a meno che non ci siano altri che si prestano a fare “da
           spalla”.
              Li ferisce essere disapprovati e rifiutati, tendono ad assoggettarsi agli altri e so-
           no disposti a fare miracoli pur di piacere agli altri.
              Si sentono sconvolti e indifesi quando le loro relazioni intime minacciano di vol-
           gere al termine, al punto di essere dominati dalla paura di essere abbandonati.
              Nel corso di una diagnosi è molto utile non fermarsi all’iniziale presentazione che
           il paziente fa di se stesso quando si racconta, ma è necessario valutare la storia del-
           la relazione affettiva, con particolare attenzione a come il soggetto ha reagito alla fi-
           ne della relazione, valutare le modalità di comportamento che ha messo in atto. Do-
           vrebbero essere fatte delle domande anche per raccogliere informazioni circa i pen-
           sieri che il paziente elabora sul fatto di stare per lunghi periodi di tempo solo. Man-
           cano così tanto di fiducia in loro stessi che tendono a sminuire le proprie abilità e ca-
           pacità.
              Il succube tende a vedere il dominante come una figura “forte”, non dimentichia-
           mo che in realtà il dominante non lo è affatto, ma sa barare molto bene, e sa recita-
           re questa parte del “forte” della situazione. Lo sa fare così bene come un esperto af-
           fabulatore.
              Il succube tende ad attaccarsi al dominante perché immagina che questi possa
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