Page 58 - La coppia intrappolata
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   2           Altra particolarità di Pierpaolo era l’oscillazione del tono dell’umore, riusciva a passare in un baleno
               dall’euforia alla depressione, e tutto questo dipendeva in gran parte dall’illusione dei suoi desideri
               e bisogni.
               Quando le circostanze erano favorevoli entrava in uno stato di esaltazione e gli sembrava che la pro-
               pria illusione inconscia, essere cioè il centro dell’attenzione di Umberto, potesse concretizzarsi. Per
               poi cadere nel baratro più profondo quando l’illusione faceva posto alla realtà oggettiva. Venendo
               meno l’energia per sostenere tale illusione seguiva una fase depressiva e inevitabilmente il crollo.
               Anche il rapporto che Pierpaolo aveva con la dipendenza era abbastanza ambivalente: era dipen-
               dente da Umberto eppure resisteva alla dipendenza, non riusciva ad accettarla.
               In fondo Pierpaolo da bambino non sentiva di essere amato, per ottenere affetto ha rinunciato a se
               stesso e alla sua autonomia. Divenuto adulto non riusciva ancora ad accettare il fatto di non avere
               avuto l’amore della madre, almeno di quel tipo di amore di cui lui si era creato una certa aspettati-
               va, poiché certamente la madre lo aveva a suo modo amato. Non riusciva ad accettare di essere stato
               sottoposto dalla madre ai suoi dogmi e al suo controllo ossessivo, un controllo al quale lui stesso
               aveva dato il significato di affetto. Questa modalità alla quale aveva dato riconoscimento da ragaz-
               zino, che era stato in un certo senso il suo imprinting, si ripeteva da adulto condizionandosi la vita e
               barattando in questo modo l’affetto.
               Per crescere e andare oltre e liberarsi dall’aggancio nevrotico con Umberto, Pierpaolo avrebbe dovu-
               to elaborare che la madre non c’era più e che lui non avrebbe più potuto conquistare il suo amore
               perché ormai era diventato grande. Avrebbe dovuto compiere il suo processo di autonomia, invece
               si sente costretto a rinunciare a se stesso, al suo processo decisionale, tutto questo in sacrificio alfi-
               ne di farsi amare.
               Non era una cosa che poteva accettare, non riusciva ad accettare, perché questa era la sua ferita pro-
               fonda. Una ferita che riuscirà a medicare e risanare dopo nove mesi di psicoterapia, questo il tempo
               che gli era stato necessario per rendersi consapevole del suo aggancio nevrotico.




            2.2     Dall’analisi degli individui alla struttura dell’aggancio nevrotico

            Dopo aver esaminato gli individui descritti nelle storie del primo capitolo – che in-
            carnavano i personaggi Miriam, David, Miranda e Alfredo – e negli ultimi casi del
            secondo capitolo – gli individui che incarnavano i personaggi Giovanni, Michela e
            Pierpaolo – mi sono resa conto che erano tutti accomunati da un orientamento di per-
            sonalità simile. Avevano in comune l’orientamento di personalità dipendente, osses-
            sivo-compulsivo e autofrustrante.
               Gli individui che invece incarnavano i personaggi descritti nelle storie del primo
            capitolo – Mimmo, Romina, Marco, Mariella – e gli individui che incarnavano i per-
            sonaggi degli ultimi tre casi descritti – Monica, Giorgio e Umberto – erano tutti ac-
            comunati da un orientamento di personalità paranoide e narcisistico.
               Per maggiore praticità considererò d’ora in avanti solo i personaggi degli ultimi
            tre casi descritti.
               Per esporre più nel dettaglio le dinamiche delle loro storie userò il termine “suc-
            cube” per identificare i personaggi con orientamento di personalità dipendente,
            ossessivo-compulsivo, autofrustrante; e il termine “dominante” per identificare i
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