Page 61 - La coppia intrappolata
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2.2 Dall’analisi degli individui alla struttura dell’aggancio nevrotico 47
Si rende indispensabile, e tutto questo perché ha bisogno di sentirsi stimato e di ot-
tenere riconoscenza. Ovviamente il succube ha un continuo bisogno di attaccamen-
to affettuoso, ha difficoltà a stare da solo, ha bisogno di circondarsi sempre di ami-
ci, preferisce attività collettive a quelle individuali. Affettivamente il succube non ri-
esce a stare da solo, ha bisogno di una relazione sentimentale per sentirsi vivo, par-
tecipe alla vita, ed è ovviamente portato a idealizzare e investire di enormi aspetta-
tive la relazione che ha in corso. Riesce a essere amabile con tutti e a mettere a pro-
prio agio gli altri intorno a lui. Apparentemente è gioviale, allegro, ma è un’allegria
di copertura, potremmo dire di superficie perché sotto può celare un’aggressività enor-
me e distruttiva che indirizza contro di sé perché vive un senso di colpa nei suoi con-
fronti. Questo senso di colpa gli deriva dalla sua incapacità a liberarsi di quella “cap-
pa” che avverte, che lo intrappola e non lo fa sentire libero di essere se stesso.
Nella sua storia sono state significative le figure dei genitori. Loro hanno contri-
buito a delineare le peculiarità di questa personalità. È normale trovare nell’infanzia
del succube un genitore intransigente, che chiede troppo, che non rispetta i ritmi evo-
lutivi del bambino, che esige adattamenti inadeguati alle sue capacità, che lo respon-
sabilizza prematuramente, che lo fa crescere troppo in fretta, bruciando quindi il suo
“naturale periodo evolutivo” e il suo “permesso di essere bambino”. Oppure un ge-
nitore che per sue problematiche o per qualsiasi altra ragione, non gli ha fornito suf-
ficiente attenzione, interesse autentico o semplicemente costante. Questi comporta-
menti possono essere percepiti dal bambino, che diventerà da grande un potenziale
succube, come mancanza di amore e, per reagire a questo, svilupperà dentro di sé
una capacità ad adeguarsi a un crescente sentimento di rassegnazione, che lo porte-
rà in futuro a non aspettarsi molto dalla vita.
Un tale bambino sarà quindi da adulto portato ad alimentare pensieri che non cor-
risponderanno alla realtà, ma che giustificheranno il fatto di non avere il permesso
di esistere o di godere di cose belle. Svilupperà quindi una forte tendenza a distrug-
gere ogni possibilità di felicità e, di conseguenza, a rinunciare a ogni iniziativa che
potrebbe offrire soddisfazione o riuscita. Così come non stupisce se lo stesso, da adul-
to, nella sfera affettiva non sarà in grado di riconoscere che la relazione che sta vi-
vendo non è soddisfacente, anzi è proprio frustrante. E questa specie di “masochi-
smo morale” assumerà una forma per lui familiare.
Anche l’atteggiamento di un genitore superprotettivo può rivelarsi terreno ferti-
le per un possibile aggancio nevrotico in una relazione sentimentale futura. Un ge-
nitore iperprotettivo solo in apparenza sembra amare e prendersi cura con grande at-
tenzione del bambino. In realtà l’iperprotezione non è affatto un’espressione di ve-
ro amore, che dovrebbe invece presupporre comprensione e rispetto. Il genitore iper-
protettivo con il suo modo di essere in realtà svaluta il bambino, non lo riconosce e
non lo accetta nella sua identità, ma ne fa un oggetto del proprio bisogno di control-
lo e di dominio. Con questi atteggiamenti il genitore mantiene il bambino dipenden-
te, sottomesso, debole, scoraggiando ogni suo impulso aggressivo e ogni impulso al-
l’autoaffermazione. Questo può essere fatto in maniera diretta, ponendo cioè al bam-
bino regole rigide e divieti sui quali non si transige; oppure in maniera indiretta, e
cioè seduttiva. Quest’ultima modalità è tipica di un genitore depresso, che non si ri-
vela mai frustrante, anzi, fin troppo buono e compiacente per timore di perdere l’af-