Page 56 - La coppia intrappolata
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42 2 Anatomia dell’aggancio nevrotico
2 Tutto ciò per tenere non solo sotto controllo i sentimenti e le reazioni dell’altro, ma anche per por-
tarlo a fare in modo che finisca con l’approvare le altrui considerazioni, e quindi autosminuirsi. Un
modo per assicurarsi il predominio e per tenere l’altro in uno stato di dipendenza e instabilità.
Pierpaolo aveva iniziato a sottovalutarsi e a perdere fiducia in sé. Si ripeteva continuamente “se
valessi veramente qualcosa, non gli permetterei tutto questo”, “forse ha ragione lui”, “sono proprio
nessuno se non merito amore”.
L’autostima è un senso soggettivo e duraturo di autoapprovazione del proprio valore personale ed è
nutrita sia dagli apprezzamenti che riusciamo a ottenere dall’esterno, cioè da quello che gli altri
pensano di noi, sia da ciò che noi abbiamo interiorizzato e che pensiamo e sentiamo per noi stessi.
Avendo un’autostima positiva si riesce a tollerare il rifiuto perché si ha un supporto interiorizzato che
ci sostiene indipendentemente dalle opinioni degli altri.
La mancanza di autostima produce un bisogno costante di appoggio esterno: il bisogno di essere sti-
mato dagli altri, soprattutto dalla persona che noi reputiamo importante.
Pierpaolo, pur avendo sempre avuto approvazione e stima da parte dell’esterno, non aveva impara-
to, durante gli anni formativi dell’infanzia e dell’adolescenza, a registrare dentro di sé tutto il suo
valore. Un valore che avrebbe dovuto estrapolare dalle esperienze di accettazione sperimentate
durante la crescita e non solo dalle gratificazioni mancate di suo padre, figura estremamente impor-
tante di cui era innamoratissimo.
“…Mi è sempre mancata una sua sola parola di approvazione, mentre io facevo di tutto per attrar-
re la sua attenzione. Per lui era tutto scontato, scontato che fossi bravo a scuola, scontato che fossi
diligente; io ero suo figlio e questo era già una garanzia sufficiente. Questo mi ha sempre gettato
nell’incertezza che io non fossi da lui realmente accettato…”.
Pierpaolo era cresciuto con la tendenza a focalizzare l’attenzione più sui suoi errori, sui suoi difetti,
sulle opportunità mancate, piuttosto che su tutte le qualità e successi che aveva ottenuto. Umberto
aveva trovato terreno fertile nel rinforzare in Pierpaolo la bassa stima di sé che era stata fino ad allo-
ra latente.
“…Lui mi fa sentire ridicolo, a disagio, indesiderabile; la verità è che temo il suo giudizio…”.
Una persona con bassa autostima ha un bisogno inappagato di amore e di intimità, purtroppo spesso
ricerca, ed è anzi attratta, da un altro individuo che ha a sua volta problemi di autostima, con un carat-
tere nevrotico e aggressivo, e che cerca di colmare il proprio vuoto interiore rivalendosi sul partner.
Quando le aspettative reciproche non vengono soddisfatte si giunge alla delusione, alla sfiducia nelle
proprie capacità relazionali e il dubbio di non poter essere amati diventa erroneamente una certezza.
Più Pierpaolo avvertiva il bisogno di chiedere amore, più registrava frustrazione e senso di vuoto e
solitudine, alimentando un concetto di sé sempre più negativo. Questa era l’anticamera del tipo di
depressione che lamentava.
“…Non c’è più nulla che mi interessi, la mia testa è vuota, il mio sguardo a volte è perso nel vuoto.
Dentro di me avverto solo una grande disperazione e solitudine, un vuoto incolmabile. Se ripenso
alla mia vita riesco a vedere solo una serie di fallimenti, e uno in particolare il più grande di tutti:
non aver saputo investire affettivamente. Nella vita è l’amore tutto ciò che conta, e io non ho capi-
to che lui era l’investimento sbagliato.