Page 52 - La coppia intrappolata
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38 2 Anatomia dell’aggancio nevrotico
2 presente, non c’era più il meccanismo distorto, non c’era più nella sua mente il nesso tra il passato
e il presente. Erano rientrati i tempi, il passato apparteneva al passato e del presente si sarebbe
occupata con più consapevolezza e sicurezza di sé.
Il caso di Pierpaolo
Pierpaolo, giovane scenografo di 40 anni. Dalla prima seduta di psicoterapia fece presente di essere
affetto da una sintomatologia ansioso-depressiva diagnosticatagli anni fa dal suo neuropsichiatria.
Si era già curato farmacologicamente, ma i suoi attacchi di panico si erano ripresentati, puntualissi-
mi, una volta terminata la terapia farmacologica. Per questo motivo lo stesso neuropsichiatria gli
aveva consigliato una psicoterapia.
Alto, di bella presenza, molto gradevole, curato nell’abbigliamento, con un livello intellettivo stima-
bile clinicamente al di sopra della media, ma che lui non si riconosceva affatto; aveva difatti un’au-
tostima totalmente devastata. Nel corso dei colloqui clinici emergevano in maniera preponderante
sintomi abbastanza significativi di depressione e di bassissimo tono dell’umore, con spunti di ansia
di una certa entità.
“…Non voglio essere schiavo dei farmaci, ma senza questi non riesco a vivere, sono preda di attac-
chi di ansia a tal punto che non riesco più a lavorare; la notte non dormo, fumo più di un pacchetto
di sigarette al giorno e il mio umore è pessimo. Sono sempre angosciato e non faccio che commise-
rarmi, i miei amici non mi riconoscono più e cominciano a non sopportarmi più. Non sono mai stato
così lagnoso e piagnucolone, ero una persona brillante, solare, carismatica, un vero trascinatore, ora
mi ritrovo ad aver paura della mia stessa ombra e ho sempre bisogno di qualcuno vicino a me per-
ché ho paura di morire. Non riesco a stare solo neppure quando sono fuori casa, ma si rende conto?
Ho bisogno della “balia” per essere un po’ più tranquillo, e quando mi rendo conto di questo vorrei
morire. Perché vivo quando mi sono ridotto così?…”.
Tutte le volte che Pierpaolo provava a uscire di casa da solo era assalito da un’ansia che insorgeva
dentro di lui fino a raggiungere vere e proprie crisi di panico che gli procuravano sensazioni di verti-
gine, tachicardia a tal punto a volte da perdere i sensi, questo avveniva soprattutto se vicino a lui
c’era qualche amico fidato.
Dai racconti dei suoi sintomi, la sua condizione manifesta era una classica agorafobia, ma il quadro
non era così semplice come appariva, i suoi sintomi presentavano segni fisici ben più intensi e per-
sistenti. Inappetenza, insonnia, facile irritabilità, tachicardia, irrequietezza, oltre a difficoltà di con-
centrazione e di attenzione nel lavoro, erano tutti primi segni che precedevano uno stato ossessivo
di elucubrazione mentale.
Un continuo, incessante martellamento mentale e rimuginio per una storia che si era conclusa molto
male:
“…Sono ancora molto confuso, mi sento come fossi anestetizzato, ho spesso la testa vuota e non
riesco a riflettere…”.
Pierpaolo lamentava di avere un vero e proprio impoverimento mentale, aveva la sensazione come
se le sue facoltà fossero parzialmente annientate, era come se gli fosse stata fatta una vera e propria
amputazione su quanto di più vivo e spontaneo c’era dentro di lui.