Page 49 - La coppia intrappolata
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2.1 Descrizione dettagliata di tre casi emblematici 35
tata né tanto meno amata da nessuno. Pensava che non sarebbe piaciuta, che l’avrebbero conside-
rata una nullità e che nessuno si sarebbe mai interessato veramente a lei.
Per Michela era molto importante che tutti quelli che incontrava reagissero nei suoi confronti
positivamente. Provava rabbia se percepiva che qualcuno, persino in incontri fugaci, potesse rea-
gire nei suoi confronti in maniera neutrale o negativa. Se il fioraio non le sorrideva o se un com-
messo era in qualche misura sgarbato, lei pensava automaticamente che ciò doveva essere dovu-
to al fatto che in qualche modo si erano accorti che lei era priva di valore e quindi non amabile.
Anche quando riceveva un feedback positivo da un amico, lo sminuiva, poiché credeva di aver
mostrato una facciata superficiale, e che il suo amico avrebbe troncato la relazione appena aves-
se scoperto com’era in realtà. Di conseguenza Michela aveva pochi amici e senza dubbio nessun
amico intimo.
Michela in cuor suo nutriva il sogno, comunque, che prima o poi il suo principe azzurro sarebbe arri-
vato e l’avrebbe liberata dalla sua torre d’avorio. Così come lo stesso principe avrebbe saputo capi-
re che non era affatto cattiva.
“…Giorgio era il mio principe azzurro, l’ho conosciuto a una festa di laurea di una mia amica. Alto,
bello con quei grandi occhi verdi così penetranti che mi mettevano a nudo tutte le volte che mi
guardava. Mi fece una corte spietata e serrata, solo lui era riuscito a rompere la barriera della mia
diffidenza. Era così gentile, premuroso. Sapeva sempre in anticipo qualsiasi mio desiderio. Mi sen-
tivo la ragazza più fortunata del mondo…”.
Michela aveva abbandonato tutte le sue difese, tutto le sembrava un sogno a occhi aperti, e non le
pareva vero di aver incontrato Giorgio. Volava ad alte quote e intanto si affidava perdutamente al
suo amato. Ma questo principe azzurro non doveva essere proprio uno stinco di santo.
“…Non ho mai voluto credere alla mia amica, sentivo che tutte le cattiverie che diceva sul conto di
Giorgio erano frutto della sua invidia. Avevo gli occhi e la mente annebbiati.
Giorgio frequentava altre ragazze oltre me…
Ma io ero completamente in balia sua. Lui mi aveva trasformata, con il suo modo apparentemente
gentile, in una bambolina priva di volontà e di spirito critico. Avevano tutti ragione a pensare di me
che non avevo valore, che ero una nullità, lo pensava anche Giorgio. Pian piano ero arrivata a esse-
re così insicura di me stessa che avevo persino la necessità di chiedergli come dovevo vestirmi. Era
riuscito a farmi un tale lavaggio del cervello dicendomi che non sapevo stare a tavola con i suoi
amici, che non avrei dovuto dire certe cose bensì altre, che non sapevo parlare, che non sapevo
muovermi, né tanto meno vestirmi.
Il succo di tutto era sempre: per fortuna che ci sono io, Giorgio. Io senza di lui ero inadeguata, inca-
pace, non ero niente. Eppure mi dicevo: ma allora come ho fatto a crescere senza dare nessun tipo
di problema alla mia famiglia? E come ho fatto a laurearmi con voti brillanti? E a cercare lavoro da
sola e a essere così cresciuta nel giro di poco tempo professionalmente? E poi mi chiedevo: ma se lui
che si sente chissà chi come fa allora a stare con un’inetta come me?
Lui che potrebbe avere tutte, cosa ci trova in me se non c’è nulla che gli vada bene?...”.
Tutto questo era raccontato da Michela con un tale dolore che a volte sembrava prendere corpo e
potersi materialmente tagliare nella stanza dello studio.
Durante il processo valutativo appariva molto preoccupata per se stessa, aveva paura di rendersi