Page 45 - La coppia intrappolata
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2.1 Descrizione dettagliata di tre casi emblematici 31
amici era addirittura venuto fuori che sembrava davvero strano che una donna che avesse così tanto
desiderato di sposarsi non si fosse mai mostrata il giorno del suo matrimonio sorridente in nessuna
foto che avevano fatto, anzi, sembrava avere il muso ed essere assente.
“…Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire...”.
Nel filmino del matrimonio che lo stesso amico era riuscito a girare praticamente di nascosto dalla
sposa, poiché questa aveva tassativamente vietato riprese filmate, dalla stessa non appariva tra-
pelare nessun tipo di emozione. Malignamente si sarebbe pensato “…non vede l’ora che sia tutto
finito…”.
Per Giovanni era ancora tutto troppo duro da accettare, non era ancora sufficiente per poter ammet-
tere di aver sbagliato la scelta della donna da sposare, era più semplice darsi la colpa per il fatto che
lei se ne era andata. Una colpa che nonostante tutte le ipotesi formulate nelle diverse sedute di psi-
coterapia non si era però riusciti ad associare ad alcun razionale oggettivo. Solo Giovanni vedeva in
sé ossessivamente il razionale di tale colpa, soprattutto quando era nella sua fase florida di delirio
autodistruttivo e svalutante. Era stato per colpa sua se lei lo aveva lasciato dopo solo dieci mesi di
matrimonio, senza nessun motivo e con una lettera sul tavolo con su scritto: “Mi dispiace, ma non
sono felice, siamo troppo diversi. Per le mie cose rimaste manderò qualcuno a prenderle. Avrai noti-
zie dal mio avvocato”. Certo che il commento che verrebbe più spontaneo è quello di definirla una
donna glaciale.
“…Non ho più avuto modo di poterci parlare, mi ha evitato in tutti i modi. È questo che mi fa
impazzire e mi ossessiona. Perché non vuole parlarmi? Perché non mi dice direttamente qual è la
verità?”.
Nella casa bellissima dove erano andati a vivere non avevano ricevuto mai amici di lui, ma solo col-
leghi di lavoro di lei. A Giovanni lei diceva: “Tanto tu in realtà non hai proprio degli amici, quelli sono
solo conoscenti, non c’è bisogno di invitarli a cena, possiamo vederli anche fuori”. Ma abilmente
quando dovevano uscire per vederli, ecco che lei aveva sempre una scusa pronta per non uscire. Lei
non era neppure disponibile a vedere i parenti di lui, dicendogli che “Tanto per come ti hanno sem-
pre considerato, un fallito, non vedo perché fare questa farsa”. E Giovanni faceva i salti mortali per
vederli di nascosto, giustificando sempre la moglie ai loro occhi, dicendo che lei avrebbe tanto volu-
to frequentarli di più e meglio, ma il lavoro la impegnava tantissimo, così non sarebbe mancata
occasione in futuro di vedersi di più.
Il pensiero di Giovanni era un continuo oscillare tra il dubbio e la convinzione che Monica lo trovava
deficitario ed era per questo motivo che lo avrebbe lasciato. La cosa più dolorosa era che le reazioni
negative, in questo caso di Monica, erano giustificate. Giovanni interpretava il rifiuto in una manie-
ra molto personale, come causa esclusivamente delle sue mancanze personali.
“Mi ha rifiutato perché sono inadeguato”. “Se pensa che non sono intelligente e al suo livello vuol
dire che è vero”. “ Sono un perdente”.
Queste sono solo alcune delle attribuzioni generate dai suoi autoschemi negativi che a loro volta rin-
forzano le sue convinzioni disfunzionali, cioè pensieri non aderenti alla realtà, pensieri che a un
esame della realtà, cioè a una verifica con situazioni concrete, non corrispondono al vero. Tutto ciò