Page 50 - La coppia intrappolata
P. 50

36                                             2  Anatomia dell’aggancio nevrotico


   2           conto di non essere in grado di uscire dal cul-de-sac nel quale si era cacciata, e mentre parlava mani-
               festava tutta la sua ingenuità e candore.
               Piangeva a intervalli, per tutta la durata della seduta, era un pianto disperato, lancinante. Persino il
               ricordo di tante angherie che Giorgio gratuitamente le aveva regalato le causavano ancora una vivi-
               da disperazione, ed era straziante doverla tranquillizzare tutte le volte e rassicurarla.

                 “…Quando ho visto per la prima volta Giorgio che stava appassionatamente baciando un’altra
                 ragazza, temevo di impazzire dal dolore. La disperazione mi aveva talmente accecato che veden-
                 doli salire in casa di lui, mi ero attaccata al suo citofono che dopo un po’ non suonò più, eviden-
                 temente aveva interrotto la corrente elettrica per non essere disturbato. Eppure sapeva che ero
                 io, ma non gli interessava affatto che ci fossi io sotto casa sua nel cuore della notte. Non sapevo
                 più cosa pensare, cosa fare, provavo solo una grande rabbia nei miei confronti, una rabbia auto-
                 distruttiva, autolesionista, la stessa che mi portò una notte a schiantarmi con la mia macchina
                 addosso a un albero. Ancora oggi tutti pensano che sia stato un miracolo che ne fossi uscita viva.
                 La stessa rabbia che mi ha portato tempo fa a tagliarmi le vene, ma ora di questo non voglio
                 ancora parlare…”.


               Michela provò a lasciare tante volte Giorgio, ma, nonostante i vari tentativi, non riusciva a stargli
               lontano più di qualche giorno.
               C’è da dire però che tutte le volte che si sentiva libera provava uno stato di leggerezza, di rinascita,
               pensava che quello sarebbe stato il presagio del momento giusto per riaprire un nuovo capitolo, il
               momento giusto per potersi buttare dietro le spalle quello che era diventato un brutto incubo.
               Quando sembrava di avercela fatta però, purtroppo, riaffiorava in lei, con la puntualità di un orolo-
               gio svizzero, l’ossessione che Giorgio potesse riempire di attenzioni, coccole e amore un’altra ragaz-
               za, così come aveva fatto con lei; e questo la faceva impazzire, in un baleno le saliva il sangue al cer-
               vello e veniva presa dal raptus di telefonargli e di inveirgli contro. E così paradossalmente forniva a
               Giorgio la giusta occasione per “rientrare dalla finestra, visto che era stato cacciato dalla porta”.
               Giorgio, di certo, una volta rientrato dalla finestra non perdeva l’occasione per tranquillizzarla, cal-
               marla e prometterle di nuovo un grande ritorno di fiamma.

                 “…Credo di aver avuto a che fare con un vero pazzo. A volte la tragicità della realtà ha un risvolto
                 comico. Lui mi tradiva, ma aveva assunto un detective per spiare i miei movimenti. Ma si rende
                 conto? Non si fidava di me, mentre ero io a essere quella tradita. Mi sono accorta persino di avere il
                 telefono sotto controllo, non so da quando ma è stata una cosa scioccante. Io vivevo dentro un incu-
                 bo. Una vocina fioca dentro di me diceva che avrei potuto uscirne, ma evidentemente non ne avevo
                 la forza o la capacità, o, come sto capendo in queste sedute, le mie dinamiche interne erano un po’
                 aggrovigliate per potercela fare da sola. So solo che era tutto un incubo…”.

               Michela aveva una tale forza di volontà che appariva sorprendente, a volte sovrumana. Pur vivendo
               tutta la sua tragicità nella relazione di coppia, si recava al lavoro impeccabile, attenta a tutte le esi-
               genze dei suoi clienti, irreprensibile, non aveva mai tralasciato nessun progetto ed era sempre riusci-
               ta a portare a termine i suoi impegni.
                 “…Il lavoro mi dava l’energia per andare avanti, mi ha aiutata nei momenti più brutti, di massima
                 disperazione. Quando la mia mente impazziva perché rimuginava troppo sulle cattiverie e meschi-
   45   46   47   48   49   50   51   52   53   54   55