Page 46 - La coppia intrappolata
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   2           causava in Giovanni inadeguatezza e disperazione. Anche quando, in terapia, Giovanni veniva posto
               di fronte alla prova incontrovertibile che per gli altri lui era comunque accettato, stimato, tenuto in
               considerazione, apprezzato, valutato, era abilissimo nel non tenerne conto, e sembrava non pren-
               dere assolutamente tutto questo in considerazione. Era come se la considerazione positiva degli altri
               gli passasse dentro senza lasciare traccia. Nel suo delirio c’era la credenza di aver ingannato l’altra
               persona. “Mi ha conosciuto realmente e allora è scappata”.
               In qualche modo Monica era riuscita a creare nella mente di Giovanni una sorta di associazione con
               le paure infantili e adolescenziali del marito che ne avevano segnato la sua crescita e la sua capaci-
               tà a provare il contrario.
               Giovanni possedeva già dentro di sé delle convinzioni negative inveterate, cioè vecchie e residuali
               difficili da correggere a causa del nutrimento dato dalla lunga consuetudine, e probabilmente for-
               matesi durante il periodo preadolescenziale, quando le interazioni con una persona significativa, in
               questo caso la madre, critica, rifiutante, lo induceva a considerare se stesso come inadeguato e senza
               valore.
               Monica aveva scoperto questo “tallone di Achille” di Giovanni e sistematicamente, con estrema abi-
               lità, ogni giorno ne rinforzava il fantasma sopito in lui con frecciatine pungenti del tipo: “hai dimen-
               ticato di riportare il latte? Beh, non c’è da stupirsi, sarebbe stato troppo per te ricordarlo”. Oppure,
               se in una conversazione, come di solito può capitare, Giovanni si distraeva e poi chiedeva di ripete-
               re quello che Monica gli stava dicendo, lei sentenziava: “lascia perdere, non ha importanza, tanto”,
               e così via via Giovanni registrava nella sua mente sempre più esempi di negatività e di inadeguatez-
               za personale.
               La dose di inadeguatezza e di svalutazione che minavano l’autostima di Giovanni era assicurata con
               costanza in ogni giorno dei loro dieci mesi di matrimonio! Proprio un lavoro da certosino!
               Monica con altrettanta abilità aveva fatto percepire a Giovanni, che già si sentiva inadeguato, che lui
               era proprio fortunato a stare con una donna come lei. Non avrebbe certo trovato nessun’altra dispo-
               nibile a stare con lui.
               Così Giovanni sempre più dipendente da lei si incamminava verso la completa sudditanza. Il mecca-
               nismo perverso dell’aggancio nevrotico stava prendendo forma. Più Giovanni era frustrato da Monica,
               più si aggrappava a lei nel tentativo di dimostrarle che si sbagliava nel giudicarlo negativamente.
               Giovanni che non era né mentalmente, né fisicamente deficitario, manifestava invece con Monica,
               come in uno stato ipnotico, inadattabilità “…avvertivo imbarazzo tutte le volte che mi trovavo con
               gli amici-colleghi di lei, non ero affatto a mio agio, a volte persino i miei soliti movimenti mi sem-
               bravano goffi”, povertà di giudizio “…non riuscivo mai a formulare correttamente quello che mi
               passava per la mente, un attimo prima di parlare era tutto chiaro, quando iniziavo a parlare mi sen-
               tivo la lingua impastata e non sapevo più cosa dire o perché volevo prendere la parola, nella mente
               avevo il vuoto cosmico”, mancanza di capacità e resistenza emotiva “…avrei fatto di tutto per spa-
               rire dalla circolazione, pregavo qualcuno che facesse al posto mio quello che non mi sentivo di fare
               io stesso; …non avevo più iniziative di nessun tipo, non solo sociali, ma anche sessuali”. Era com-
               pletamente in balia della donna alla quale si era completamente affidato. Aveva stabilito un rappor-
               to di completa dipendenza.
               Tipico dell’orientamento di personalità dipendente: l’andare verso gli altri e il porsi sempre al di
               sotto, sottomesso, servile.
               Il dipingersi come indifeso e pertanto l’attaccarsi a figure forti (ritenute erroneamente tali, perché è
               solo un meccanismo di proiezione che attribuisce loro questo tipo di valore) idealizza l’altro al punto
               da renderlo il garante per la sua sopravvivenza e felicità.
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