Page 41 - La coppia intrappolata
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2.1  Descrizione dettagliata di tre casi emblematici             27


              passava inosservato e il figlio era fiero e orgoglioso di questa situazione. Non ricorda però di aver mai
              avuto un colloquio intimo con lui. Di lui ricorda che lo spronava a studiare, a diventare qualcuno.
              Giovanni avrebbe voluto diventare il “qualcuno” a cui si riferiva il padre, ma, a detta sua, non è stato
              capace di riuscirci.
              A diciotto anni aveva iniziato a lavorare e studiare all’università, ben presto questo tipo di vita si
              rivelò troppo duro e pieno di sacrifici da poterlo mantenere, così, a discapito dei buoni propositi e
              della tanta buona volontà che lo distingueva, dovette presto abbandonare gli studi. Ancora oggi non
              riesce a perdonarsi di non aver saputo mantenere un simile impegno. Nonostante fosse realizzato
              professionalmente e felice di fare il suo lavoro, si colpevolizza per non aver conseguito la laurea.
              Il padre era gentile e disponibile con tutti, ma Giovanni non ricorda di aver mai ricevuto un incorag-
              giamento da parte sua, anzi, per suo padre tutto ciò che egli faceva non era mai abbastanza. C’era
              sempre qualcosa che avrebbe potuto fare di più o meglio.
              Un incidente stradale lo portò via quando aveva da poco compiuto 48 anni e il figlio era un ragazzo
              di 14 anni. Nei confronti del padre gli resta dentro il rancore di non aver avuto il tempo di chiarire
              troppe “cose”.

                “…Di mio padre ricordo che era molto sensibile al fascino femminile, e forse mia madre sapeva dei
                suoi tradimenti, questo giustifica le loro continue liti, soprattutto a cena”.
              Giovanni ha avuto un rapporto migliore con la madre, una casalinga non per sua scelta ma per
              volontà del marito che era solito dire “…I soldi a casa ci penso io a portarli, tu occupati dei nostri
              figli e della loro educazione”.
              Questo è quello che il padre continuamente ripeteva alla moglie che spesso lanciava segni di insof-
              ferenza e avrebbe voluto lavorare, anche solo per una propria evasione personale dalla quotidiana
              routine.
              La madre era descritta dal figlio come una donna severa e dolce nel contempo, molto educata e di
              gran classe.

                “…Sono sempre stato molto preoccupato dell’idea che lei potesse avere di me…”.

              La madre era molto legata al figlio quando era un bambino e lui la venerava, ma sentiva anche che
              era una donna abbastanza critica, che giudicava con fare “imperativo” il modo in cui la gente avreb-
              be dovuto comportarsi.
              Giovanni raccontava della sua infanzia e la definiva nel complesso abbastanza normale e simile a quel-
              la di tanti altri ragazzini. A scuola ricordava che per ottenere buoni risultati doveva fare una gran fati-
              ca e comunque i suoi risultati non erano mai sufficienti per i suoi genitori. Alle medie e poi alle supe-
              riori il tasto più gettonato da parte dei suoi insegnanti era il seguente: “potrebbe fare di più ma non si
              impegna sufficientemente”. Una frase che ha sempre odiato e gli ha riecheggiato spesso nella mente.
              Anche la sua adolescenza è stata abbastanza comune a quella di tanti altri, non è stata caratterizza-
              ta da nulla in maniera particolare, almeno a detta di Giovanni stesso.
              Avvertiva sporadiche sensazioni dentro di sé, ma poi lasciava che ritornassero lì da dove erano
              arrivate.
                “…Avrei potuto anche in quel periodo essere quello che sentivo dentro di me.
                A volte mi immaginavo di reagire o di comportarmi in tutt’altro modo, ma non ho avuto mai la forza
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