Page 44 - La coppia intrappolata
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30 2 Anatomia dell’aggancio nevrotico
2 quotidianità, gli automatismi della vita quotidiana, erano vissuti con un senso di pericolo, quasi di
terrore. Era continuamente assalito da sensi di colpa di qualsiasi tipo e origine. Era diventato ormai
così abile da riuscire a leggere di una qualsiasi situazione solo il negativo e il senso di colpa. Ormai
si definiva la causa di tutto.
“…Ho conosciuto Monica a casa di amici, a cena, lei aveva due anni più di me ed era una donna
molto sofisticata, ti guardava dall’alto in basso, forse perché essendo un medico di professione se la
tirava un po’. Quella sera non sono riuscito a parlare granché, provavo dentro di me un misto di
tante emozioni, ma quella donna mi piaceva, forse perché la sentivo irraggiungibile, forse perché
era semplicemente bionda e alta, non lo so.
Avevo saputo che viveva da sola in una casa in centro, in una bella casa a detta di questi amici del
circolo sportivo che me l’avevano presentata. Gli stessi amici che non hanno perso molto tempo a
farmi capire il giorno dopo che Monica era rimasta colpita da me e che mi aveva definito come un
bel tenebroso. Devo ammettere che nei giorni seguenti ero un po’ stordito. Mi sorprendevo spesso
a pensarla, mi stupivo da solo di come una donna così potesse interessarsi a me.
Eppure era proprio ciò che stava avvenendo.
In una giornata di particolare euforia presi il coraggio a due mani e la invitai a cena fuori. Due minu-
ti dopo ero già in preda a un attacco di panico: come mi era saltato in mente di invitarla, chissà cosa
le avrei potuto raccontare di me. Già mi vedevo annaspare per tutta la serata. Invece le cose non
andarono affatto così. La serata fu piacevole e, magari anche per un po’ di vino in più, improvvisa-
mente mi si era sciolta la lingua, e abbiamo parlato così tanto che dal ristorante in pratica ci hanno
cacciato fuori perché dovevano chiudere ed eravamo rimasti gli unici.
Filava tutto liscio, nei giorni seguenti continuavamo a sentirci e vederci.
È stato un continuo di cene, cinema, teatro, passeggiate romantiche in riva al mare.
Mi sembrava di essere rinato a nuova vita, non mi ero mai sentito così felice.
Questo stava capitando anche a lei. Anche lei aveva la sensazione di rinascere con me.
Veniva fuori da una storia poco piacevole, era stata per diversi anni l’amante del suo primario. Un
uomo che fin dall’inizio della loro relazione aveva messo in chiaro il fatto che non si sarebbe mai
separato dalla moglie e dai suoi figli.
Lei aveva subito da lui tante umiliazioni e frustrazioni, e la loro storia ormai era di dominio pubbli-
co nella clinica dove lavoravano.
Non ho mai avuto la certezza se, anche quando lei ha deciso di sposare me, continuasse ancora a
vedersi con il suo ex-amante.
Solo ora mi sento così stupido. A lei servivo solo come riscatto sociale per il suo ambiente.
Sposandomi avrebbe potuto dire a tutti che anche lei era una donna con un marito, forse la rivalità
con la moglie del suo primario si sarebbe placata…”.
Queste riflessioni venivano spesso fuori durante gli incontri terapeutici. Nei momenti di lucidità
Giovanni riusciva a capire il machiavellico bisogno di quella donna di sposarsi in tutta fretta ma,
nonostante tutto, non riusciva ancora a sostenere la realtà di fatto. Nel periodo nel quale i due si sta-
vano conoscendo e frequentando c’era stato qualche amico di Giovanni che, sfidando il rischio di
poter perdere persino la stessa amicizia, lo aveva ragguagliato riguardo al fatto che, vista dall’ester-
no, Monica non sembrava poi tanto coinvolta emotivamente nella storia, e che troppe volte gli amici
avevano avuto sentore che lei fosse interessata solo a far sì che le cose procedessero con una certa
urgenza. Le cose tra loro stavano andando troppo di fretta. Così come dai commenti successivi degli