Page 121 - La coppia intrappolata
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5.4 Protocollo di lavoro per liberare il succube dall’aggancio nevrotico 107
ultraventennale, la mia formazione trasversale, il mio intuito professionale mi han-
no permesso di poter giungere a mettere a punto questo protocollo, con questa sca-
letta di obiettivi di lavoro che tengono conto soprattutto di quelli che sono i vari pro-
blemi e bisogni manifestati dal succube.
Data la ripetibilità del risultato positivo, mi sento, dopo tante verifiche, di pro-
porlo come pianificazione terapeutica nel trattare l’aggancio nevrotico, certa di una
sua scientificità testata.
Ho sperimentato altre griglie con un ordine di obiettivi di lavoro diversi, ma mi
sono resa conto che solo in questo ordine ottenevo un risultato positivo e ripetibile
e anche nel giro di breve tempo.
5.4.2 Raccolta anamnesi e colloquio clinico
Fondamentale per conoscere l’individuo nella sua globalità e unicità. L’ambiente nel
quale è vissuto, il suo background culturale. Capire soprattutto quali sono state le
sue dinamiche interne, il suo mondo interiore, le sue convinzioni, i suoi condizio-
namenti. Studiare quali sono le sue modalità di comportamenti relazionali. Coglie-
re il suo vissuto soggettivo, soprattutto i pensieri e le convinzioni che ha radicato.
Valutare la necessità di inviare l’individuo a visita dal neuropsichiatra per il trat-
tamento farmacologico che faccia da ponte o base per la psicoterapia.
5.4.3 Disturbi psicosomatici
Sin dalle prime sedute il succube manifesterà tutta una serie di disturbi psicoso-
matici.
Dopo esserci accertati, da un accurato esame medico, che siamo di fronte a un’as-
senza di malattia organica, il lavoro successivo risulterà essere solo psicologico. “I
richiami del corpo sono i messaggi dell’anima” (Odoul, 2001).
La malattia psicosomatica esprime un disagio psichico attraverso il corpo. Il suc-
cube vive la sofferenza, la frustrazione, la rabbia, la paura, la delusione come emo-
zioni troppo forti da poter vivere e sentire, così queste trovano una via di scarico
immediata sul corpo.
Il succube non è capace di percepire il disagio psicologico, né sono presenti espres-
sioni simboliche capaci di mentalizzare il disagio che sta vivendo e le emozioni cor-
relate, per troppo tempo ha adottato dei meccanismi di difesa per adattarsi alla sua
realtà, impoverendo sempre più l’espressione delle emozioni, anzi soffocandole, ra-
zionalizzando sempre tutto. Giacché il succube ha difficoltà a far emergere le emo-
zioni quali la rabbia, la paura, la delusione, la frustrazione, sarà compito dello psi-
coterapeuta aiutarlo a prendere contatto con queste emozioni e a portarle alla luce.
Il succube è così incapace di accedere al suo mondo emotivo che tutte le sue ca-
pacità difensive sono tese a tenere lontani i contenuti psichici che vive come inac-
cettabili, tutto questo distruggendo il proprio corpo.
“In psicoterapia il corpo e la mente del paziente sono la prima forza rimediale: