Page 108 - La coppia intrappolata
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94        4  Come uscire da un aggancio nevrotico: riconoscere e risolvere il problema dal punto di vista dell’individuo


   4        andarci, una piccola distrazione e cadono, oppure per eccesso di sicurezza si distrag-
            gono e cadono. Il nesso? Mai abbassare la soglia di attenzione e credere di aver im-
            parato tutto, è necessario impegnarsi con costanza quotidiana. E occorre ricordarsi
            che la persona in bici, una volta caduta, poi con perseveranza la riprende e ci rimon-
            ta sopra.
               È bene che facciamo pace con questi stati d’animo e che impariamo a conviver-
            ci, anche se ci sembrano penosi, è tranquillizzante sapere che a poco a poco si rias-
            sorbono, si riassestano, da soli, è un processo naturale.
               L’unica emozione negativa alla quale dobbiamo stare attenti a non cedere è la ven-
            detta. Vendicarsi di chi ci ha causato dolore non è una soluzione. La vendetta è una
            strada lunga, tortuosa e senza uscita. È come accanirsi a resuscitare una relazione or-
            mai morta e sepolta: un’enorme perdita di tempo! Un enorme spreco di energia!
               Ci sono due aspetti che contribuiscono a rallentare il processo di guarigione. Il
            primo aspetto è che a volte non siamo sinceri fino in fondo con noi stessi. Spesso am-
            mettiamo la separazione e nello stesso tempo sogniamo segretamente che essa non
            sia definitiva. Quest’ultima speranza è difficile da eliminare, sembra essere dotata di
            una potente colla che si attacca al nostro cuore, ne assedia lo spirito e la conseguen-
            za è che si continua a sognare a occhi aperti una riconciliazione che ci impedisce di
            andare avanti. Questo si rivela solo come un’enorme dispersione di energia. Ci stia-
            mo remando contro, un po’ come Penelope, la moglie di Ulisse, che di giorno face-
            va la tela e la notte la disfaceva in modo che in continuazione potesse impegnare il
            suo tempo nella creazione della tela così che non andasse sposa a uno dei Proci aspet-
            tando speranzosa Ulisse. Solo che lì, nell’Odissea, Ulisse è tornato, nella nostra real-
            tà l’amore nel quale speriamo non torna, anzi, ci fa solo perdere tempo! Questo no-
            stro sforzo per ritrovare un amore perduto è solo inutile e vano; per di più si rivela
            penoso e rallenta il processo e il percorso per la guarigione.
               Il secondo aspetto è questo: ci imbarchiamo nella elucubrazione di trasformare
            l’amore in amicizia. Quante volte nella mente è balenato il pensiero “forse non ci sia-
            mo presi come amanti, ma magari potremmo essere buoni amici, così con questa so-
            luzione non ci perderemo e i nostri sacrifici non saranno stati vani”. Ma si può ve-
            ramente restare amici della persona che abbiamo così profondamente amato? Forse
            ciò sarà possibile, anche se ho i miei dubbi, dopo aver concluso il proprio percorso,
            quando si è sicuri di avere un rapporto più sano con se stessi, quando ci si sente ri-
            conciliati con se stessi e magari si riescono a capire anche, in maniera distaccata, le
            dinamiche dell’altro. Magari riuscendo anche a perdonarlo perché ci appare come
            un individuo a sua volta vittima di dinamiche distorte che non lo portano a vivere un
            amore sano e autentico. Mantenere uno pseudorapporto di amicizia con la persona
            dalla quale ci si è appena separati sarebbe prematuro e impedirebbe automaticamen-
            te qualsiasi forma di guarigione. Non sarebbe possibile abbandonare le vecchie abi-
            tudini di comportamento e di pensiero che ci hanno bloccato dentro un aggancio ne-
            vrotico.
               Meglio investire immediatamente le energie nel lavoro di guarigione, circondar-
            si di buoni amici e progettare nuove cose da realizzare a breve termine, per potere
            assaporare la soddisfazione e la gratificazione di un compito portato a termine.
               Sarà necessario anche fare i conti con quella voglia matta che prende: il deside-
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