Page 111 - La coppia intrappolata
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4.2  La via della guarigione                                     97


              Quando queste nuove sensazioni, questi nuovi comportamenti, questo nuovo
           modo di interagire con il mondo circostante, cominceranno a prendere sempre più
           spazio dentro di noi, allora questo sarà un indizio rivelatore che ci stiamo immetten-
           do sulla buona strada.
              Stare bene con se stessi, essere sereni, autentici, non sono cose che semplicemen-
           te capitano ad alcuni fortunati e ad altri no: sono tutti risultati conseguiti dalla vo-
           lontà propria di attuare un modo di pensare e di agire consapevole.
              Riusciremo a far cambiare direzione alla nostra vita nel momento in cui abban-
           doneremo il vecchio modo di percepire le cose intorno a noi piuttosto che aspettare
           che avvenga il contrario e quindi avvenga il cambiamento del mondo esterno.
              Ognuno di noi può cambiare la percezione del mondo, delle situazioni, delle co-
           se e di tutto ciò che ruota intorno in qualsiasi momento.
              Ognuno può imparare ad acquisire un maggiore controllo, molto più sano, su se
           stesso e sulla propria esistenza, tutelando, rispettando e potenziando quella che è sta-
           ta la propria crescita e formazione personale.
              Troppo spesso ci si deresponsabilizza attribuendo la colpa dei nostri insuccessi
           alle circostanze per quello che sono. Forse non dovremmo limitarci e fermarci alle
           circostanze, forse dovremmo imitare di più per esempio tutti coloro che procedono
           dandosi da fare e cercando le circostanze più fortuite, fino a crearle qualora fosse ne-
           cessario.
              Ricordo un proverbio che recitava: “se si continua a fare ciò che si è sempre fat-
           to, si otterrà solo una quantità maggiore di ciò che già si ha”.
              Invece non dimentichiamo che l’essere umano è dotato della capacità di render-
           si la vita migliore, diversa da come si presenta.
              Del resto, se non siamo noi ad assumerci la responsabilità della nostra vita cor-
           riamo il rischio che qualcun altro ne assuma il controllo ed è quello che è capitato
           affidandoci al dominante dell’aggancio nevrotico. Attribuendo valore all’altro, toglien-
           dolo a noi stessi, inevitabilmente indossiamo gli abiti del succube.
              In fondo assumersi la responsabilità della propria vita altro non è che avere la pie-
           na padronanza di fare delle scelte e di poter attuare dei cambiamenti in ogni sfera,
           utilizzando il vero potenziale che abbiamo a disposizione.
              Restiamo in un vicolo cieco se permettiamo all’immagine negativa che abbiamo
           di prendere piede e di condizionare anche il nostro comportamento.
              È necessario ricordarsi che la mente registra quello che noi crediamo di essere.
           Se ci definiamo vittime o incapaci, ci condizioniamo al fine di attuare solo determi-
           nate modalità di comportamento che ci confermano l’idea che abbiamo di noi. Il tut-
           to avviene come una sorta di profezia che si autorealizza. Per fare un esempio, quan-
           te volte abbiamo incontrato degli individui che si ritenevano incompetenti o incapa-
           ci quando in realtà non lo erano affatto; bene, erano solo vittime della loro idea, per-
           cezione, magari semplicemente perché la loro convinzione di competenza aveva de-
           gli standard troppo alti. Si erano creati delle aspettative troppo alte e non riuscivano
           a raggiungerle proprio perché non reali. Sabotavano così ogni tentativo di successo
           o non erano capaci di riconoscerlo.
              Il fatto è che il modo in cui si pensa a se stessi influenza anche il modo in cui gli
           altri si formano un’idea di noi. Se il succube si sminuisce, e continuamente cerca di
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