Page 106 - La coppia intrappolata
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92 4 Come uscire da un aggancio nevrotico: riconoscere e risolvere il problema dal punto di vista dell’individuo
4 tonia con quanto ci amiamo, stimiamo e rispettiamo. A una modalità di comporta-
mento sbagliato è necessario sostituire una modalità di comportamento più appro-
priato.
Occorre impegno, costanza, volontà e motivazione per superare i vecchi modi di
pensare, gli “esatti” termini di pensiero che ci conducevano a determinati compor-
tamenti negativi per noi, per sostituire convinzioni radicate che ci hanno accompa-
gnato per anni nella nostra crescita e che a un’attenta analisi clinica si sono rivelati
manchevoli, carenti, errati e che hanno contribuito a farci familiarizzare troppo con
atteggiamenti che si sono rivelati per noi autodistruttivi.
È bene ricordare che ogni “perdita” può tramutarsi in guadagno, dipende sempre
dal proprio atteggiamento interiore. La perdita in sé non è mai sterile, perché racchiu-
de sempre il germe di una vita nuova.
La vita stessa è una successione di eventi felici, appaganti, ma anche spiacevo-
li e talvolta dolorosi. Nelle situazioni di grandi ferite affettive si prova un dolore pro-
fondo che raggiunge le radici stesse della propria esistenza e della propria persona-
lità.
Una perdita affettiva ha lo stesso sapore di una cruda lacerazione. Si è travolti da
una miriade di stati d’animo, a volte difficili da dominare, di cui neppure si suppo-
neva l’esistenza: gelosia, impazienza, angoscia, paura, rabbia, rimorso.
È importante non lasciarsi trascinare via dagli eventi per non cadere preda di sta-
ti depressivi più gravi. Si vivono sentimenti ambivalenti che fanno ricadere incessan-
temente nella paura di soffrire ancora di più, pur con la volontà di guarire. Scendere
fino a toccare le più segrete profondità dell’animo appare un percorso troppo doloro-
so, anche se si capisce che è in questo percorso che si racchiudono la liberazione, la
guarigione dalle catene che inevitabilmente abbiamo contribuito a costruirci.
A volte la paura di sperimentare una nuova solitudine ci porta a vacillare. In que-
sta fase potrebbe aiutarci riuscire ad aprire un “dialogo interiore realistico” con noi
stessi. Un dialogo che ci insegni a parlarci, ad ascoltarci e a tranquillizzarci, maga-
ri utilizzando frasi del tipo “Anche questo passerà e la mia vita migliorerà”; “Io val-
go e sono una brava persona”; “Sto facendo del mio meglio”; “Come chiunque al-
tro io posso sbagliare e ho il diritto di commettere errori e di imparare da essi”; “Guar-
da quanto sono riuscito a realizzare e come sto, tuttora, progredendo”; “Non esisto-
no fallimenti, ma soltanto differenti gradi di successo”; “Devo essere sincero e lea-
le con me stesso”; “Non c’è nulla di male nell’accusare un momento di stress”; “Con-
tinuerò a lottare e a darmi da fare, piuttosto che isolarmi ed evitare la situazione”;
“Sono in grado di fare tutti i passi necessari per uscire da questa crisi”; “È un’op-
portunità. Questa esperienza mi servirà per imparare cose nuove, per cambiare la mia
direzione, per tentare un approccio diverso”; “Un passo alla volta, so che mi ripren-
derò, qualsiasi cosa accada”.
Se riusciamo a entrare in contatto con noi stessi e a dirci frasi di questo genere,
possiamo già sentire il loro effetto positivo su di noi. Un senso di pace e serenità ci
avvolgerà. Così facendo potremo sperimentare cosa significhi veramente occuparci
di noi stessi. Capire il senso di quella classica frase che tanti psicoterapeuti usano:
“prendersi in carico”.
A volte la nostalgia del passato, del passato che abbiamo idealizzato, sembra più