Page 13 - Manuale di autostima
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essendo mai stata una cima in matematica, ho preferito fare la somma con la calcolatrice, per
evitare di sbagliare, anche se involontariamente, il totale. Ho compilato la ricevuta, la ragazza
ha pagato e, quindi, è tornata per la sua strada. Fin qui, tutto normale, almeno finché non è
apparsa alle mie spalle la preside, che ha preso il libretto delle ricevute per controllare
l’andamento della mattina. Probabilmente quella mattina avrei fatto decisamente meglio a
rimanere a letto, perché la preside ha letto un due al posto di un cinque, e da questo è partito il
finimondo. “Come hai potuto sbagliare un calcolo così semplice?” mi ha chiesto. Prima che
potessi aprire bocca per spiegarle che c’era semplicemente un fraintendimento, ha continuato:
“Sei stupida? O hai un disturbo dell’attenzione?”. Ecco, a me è servita questa semplice frase
per passare una giornata a chiedermi se sono davvero stupida, quando avrei potuto passarla a
preparare una torta, a leggere un libro, a parlare con persone amiche, o a fare tutte e tre queste
cose. Sicuramente, sarei stata molto più saggia a non rovinarmi un’intera giornata per
un’opinione espressa da un’altra persona. Tu puoi guardarmi dall’esterno, secondo te è stata
una buona decisione dare credito ad un’opinione di questo genere?
Ciò nonostante, quante volte capita, o è capitato, di lasciarci ferire da un’espressione o da
un’idea che un'altra persona si è fatta di noi? Sono sincera, a me è capitato più di una volta. E
non credo di essere la sola. Mi hanno detto: “sei stupida?” e la mia reazione istantanea ed
immediata non è stata “conosco il mio valore, e so di non essere stupida”, non è stata neanche
“anche se non vincerò il premio di segretaria dell’anno, non vuol dire che sono un’incapace,
vuol dire solo che non sono veloce a fare i calcoli”. Quello che ho pensato, e anche a lungo, è
stato “se me lo dicono, forse sono davvero stupida”.
In realtà c’è anche una buona notizia. Gli psicologi sostengono che, nell’evoluzione umana,
emozioni e fattori che possono sembrarci negativi, come il senso di colpa e una non
altissima autostima, ha permesso all’uomo di migliorare e di svilupparsi in maniera
positiva. Ti sfido a trovare chiunque che si svegli la mattina e che dica “ehi, che bel sole, mi
sembra davvero la giornata perfetta per distruggermi con i sensi di colpa”. Eppure, secondo
gli studiosi, la nascita del senso di colpa ha permesso all’uomo di sviluppare una disciplina
interna che gli permette di resistere ai suoi impulsi peggiori. Allo stesso modo, non avere un
altissimo livello di autostima è quello che ci permette di migliorarci. Se ritengo di essere già
il non plus ultra in cucina, cosa dovrebbe spingermi a migliorare le mie capacità? È proprio la
capacità di guardare criticamente a noi stessi che ci porta a sviluppare le nostre capacità e a
migliorare i nostri difetti. Questo vuol dire avere la capacità di non oscurare tutto il nostro
essere perché abbiamo un difetto fisico o perché non guadagniamo quanto vorremmo o quanto
riteniamo dovremmo. Perché non siamo solo il nostro aspetto fisico o la nostra busta paga. È
pensare che alcuni difetti forse non li potremmo cambiare mai, ma che questi non determinano
la persona che siamo. Io sono molto bassa, non raggiungo neanche il metro e sessanta. Non lo
posso cambiare, non posso esercitarmi per diventare più alta o fare una qualche dieta speciale
per guadagnare centimetri. Ma posso sapere che essere bassa non cambia la mia natura di
essere umano. Guardare a sé stessi in modo obiettivo vuol dire anche avere la serenità di
accettare che non tutto quello che ci dicono su di noi, non tutte le valutazioni che ci
vengono fatte, sono sempre oro colato, perché nessuno dovrebbe conoscere quello che
siamo meglio di noi stessi. Alcune critiche sono giuste, e sono fatte in buona fede da persone