Page 16 - Manuale di autostima
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consideriamo fallimenti che intaccano il nostro valore come persona, non importa se non
      abbiamo alcuna colpa. Spesso, se già il fatto in sé e per sé non fosse abbastanza difficile da
      sopportare, dobbiamo farci anche carico del pensiero ricorrente: “e ora cosa diranno/cosa ne
      penseranno  tutti  gli  altri?”  Non  ti  sentiresti  più  libero  se  riuscissi  a  liberarti  di  questo
      pensiero, se potessi per un attimo zittire quella voce interiore che sul lavoro, nelle relazioni e
      riguardo  l’aspetto  fisico  continua  a  ripeterti  “cosa  penseranno,  cosa  penseranno,  cosa

      penseranno”?  Non  solo  più  libero  di  fare  delle  scelte,  ma  anche  più  libero  di  poter
      sbagliare,  di  non  essere  perfetto,  più  libero  di  rimanere  in  piedi  e  saldo  davanti  agli
      avvenimenti negativi della vita e poterli accogliere senza sentirti in colpa, perché non è
      colpa  tua  e  non  dicono  nulla  della  persona  che  sei.  Se  ci  sono  già  delle  difficoltà,  vuoi

      addirittura aumentarle pensando di non essere degno delle persone che ti circondano?
      Qualche tempo fa, sono andata a trovare una mia amica, Carlotta, che non vedevo da un po’ di
      tempo e che abita in una regione vicino alla mia. Si può arrivare anche in treno e, al ritorno,
      c’era stato un ritardo. Mi sono messa ad aspettare seduta su una panchina vicino ai binari.
      Insieme  a  me,  aspettava  una  signora  con  due  figlie.  Una  delle  ragazze,  la  più  grande,  che
      evidentemente  si  annoiava,  iniziò  a  parlare  con  me  raccontandomi  della  sua  scuola,  era  in
      seconda superiore, mentre, come mi spiegò lei, la sorella era in terza media. Per tentare di

      essere gentile, chiesi alla sorella minore che scuola le sarebbe piaciuto scegliere per l’anno
      seguente.  Appena  glielo  chiesi,  la  sorella  più  grande  scoppiò  a  ridere,  la  più  piccola
      comunque  mi  rispose:  “Un  istituto  professionale  per  metalmeccanici”.  A  quel  punto,  la
      madre, che fino a quel momento stava leggendo un giornale, alzò lo sguardo dalla sua lettura,
      guardò la figlia e le disse: “sei matta? Che idea è questa? Cosa credi che direbbe la gente? Sei

      una femmina, se vuoi fare un professionale, fai l’estetista o l’alberghiero. Vuoi mettermi in
      imbarazzo davanti a tutti?”. A quel punto, la ragazza ha abbassato la testa e ha detto “va bene,
      mi informerò per un’altra scuola”
      In tutto questo, l’autostima di questa ragazzina ha dovuto fare i conti con due dei tre ambiti che
      gli psicologi ritengono “a rischio”, il successo sul lavoro (nel suo caso, il successo a scuola)
      e nel rapporto con gli altri (la famiglia). Non ho la sfera di cristallo, ma dubito che questa
      ragazza realizzerà mai la sua speranza di iscriversi alla scuola che preferisce, perché è molto

      probabile  che  la  sua  bassa  autostima,  la  sua  tendenza  a  rispecchiare  il  proprio  valore  nel
      successo con gli altri e con la scuola avrà la meglio sul desiderio di amare sé stessa. E tu, al
      suo posto, cosa avresti fatto? Quando eri un ragazzo? E adesso? Probabilmente, io mi sarei
      comportata nel suo stesso modo, e ora me ne dispiaccio.
      Quanti “no” hai dovuto dire a te stesso, nel corso della tua vita, per non sfigurare?  A

      quanti desideri hai dovuto rinunciare?
      Prova  a  prendere  un  foglio.  Grande,  piccolo,  il  retro  di  uno  scontrino,  bianco  o  colorato,
      decidi tu. A me piacciono i fogli piccoli e di colore verde, come quelli che si usano per fare
      gli origami, ma è questione di gusti. Mettiti comodo, seduto al tavolo, al divano, disteso sul
      letto. Pensa al tuo rapporto con gli altri, al tuo rapporto con il lavoro e al rapporto con il tuo
      aspetto fisico. Pensa al tuo passato. Quanti “no” ti sei detto? Scrivili uno per uno, anche quelli
      che  ti  sembrano  stupidi.  Anche  “non  ho  messo  la  mia  maglietta  gialla  per  andare  a  lavoro
      perché stavo perdendo l’abbronzatura, e il giallo sta bene solo a quelle abbronzate. Non posso
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