Page 9 - Manuale di autostima
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dovuto  bere  almeno  un  litro  d’acqua,  perché  aveva  la  sensazione  di  aver  perso  qualunque

      liquido il suo corpo contenesse attraverso il sudore.
      «Ed  ecco  perché  l’ho  convocata!»  esultò  il  direttore.  «Ecco  qual  è  il  problema  di  voi
      dipendenti. La poca sicurezza in sé stessi! Ma non deve temere, caro Forti, perché ho già
      pensato io a una soluzione: da domani, un bel corso aziendale di autostima, ideato da me!
      Ovviamente, in orario extra lavorativo!».

      L’autostima è la capacità di riconoscere il tuo valore di persona e di individuo, la capacità di
      ritenerti degno di amore e amicizia, l’autostima è la possibilità di sapere che tu sei tu, e vali
      perché sei tu, non sei i tuoi errori, i tuoi successi, i tuoi pregi o i tuoi difetti. Ma scoprire
      quale  sia  il  tuo  immenso  valore,  vuol  dire  capire  che  anche  tutte  le  altre  persone  che  ti
      circondano, i tuoi cari, i tuoi conoscenti, chi ti è simpatico e chi non sopporti, la signora con il
      cagnetto bianco che hai incrociato stamattina in panificio e il ragazzino con i lacci slacciati

      che  è  salito  in  autobus  subito  dopo  di  te,  valgono  molto  di  più  dei  propri  errori,  difetti  o
      mancanze. “Ama il prossimo tuo come te stesso” è un’indicazione di vita che viene seguita da
      molte persone, non per forza credenti o praticanti, e il suo nodo cruciale è proprio “come te
      stesso”. Se il valore che diamo a noi stessi è al ribasso, se ci facciamo rodere dai sensi di
      colpa per un unico errore fatto in buona fede, dimenticandoci di tante altre decisioni buone che
      abbiamo preso, che valore potremo dare a chi ci circonda?

      Riuscire a migliorare la propria autostima non vuol dire diventare perfetti. Non vuol dire
      neanche  riuscire  a  credere  o  auto-convincersi  di  essere  perfetti.  Migliorare  la  propria
      autostima vuol dire, innanzitutto, conoscere un po’ meglio se stessi. Come puoi dare una
      qualunque valutazione, negativa o positiva che sia, su qualcosa che non sai cosa sia? Se ti

      chiedessi se ti piace il dal-bhat-tarkari, mi sapresti rispondere sinceramente? Lo potresti fare
      solo  se  lo  hai  già  assaggiato  (è  un  piatto  nepalese  a  base  di  riso,  e  no,  io  non  l’ho  mai
      mangiato, perché ho scoperto la sua esistenza solo pochi minuti fa). Eppure, guardare dentro
      sé  stessi  è  una  delle  cose  che  più  fa  paura.  È  molto  più  semplice  guardare  gli  altri,  che
      scoprire  cosa  c’è  davvero  dentro  di  noi,  soprattutto  quando  ci  rimbombano  in  testa  tutti  i
      giudizi che ci sono piovuti addosso nel corso della vita, da “perché non assomigli un po’ di
      più a tuo fratello/sorella/cugino?”, a “ma sei sicuro che quella facoltà sia giusta per te? Non è

      un po’ troppo difficile? E se anche riuscissi a laurearti, poi che lavoro troveresti?”, passando
      per “certo che se perdessi qualche chilo…” e per l’immortale “allora, il ragazzo/la ragazza?
      Come, non ce l’hai? Alla tua età…”. Ci vuole coraggio per scoprire qualcosa in più su noi
      stessi, perché vuol dire accettare il compito a scatola chiusa. Temiamo di scoprire qualcosa
      che  potrebbe  non  piacerci.  Forse  siamo  eccessivamente  attaccati  all’aspetto  fisico  quando
      abbiamo insegnato ai nostri figli che non si giudica un libro dalla copertina, o magari non

      siamo così generosi come credevamo di essere, o siamo troppo legati al successo personale…
      ognuno  di  noi  ha,  in  questo  senso,  timori  e  paure  diverse.  Ma  anche  in  questo  si  insinua
      l’autostima. Prova a fare questo esercizio insieme a me. Qual è l’aspetto peggiore di te stesso
      che  potresti  scoprire,  se  guardassi  approfonditamente  dentro  di  te?  Questo  io  non  posso
      saperlo, è qualcosa che solo tu conosci. Facciamo finta che, guardando dentro te stesso, scopri
      di  avere  proprio  quella  caratteristica.  E  allora?  Ripetilo  dentro  di  te  “e  allora?”.  Cosa
      dovrebbe  succedere  se  anche  scoprissi  che  hai  un  difetto  che  non  ti  aspettavi  di  avere?
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