Page 17 - Il grande dizionario della metamedicina
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calore intenso che può far aderire i tessuti gli uni agli altri.
     Dopo la nascita di mia figlia, sviluppai un cancro al collo dell’utero. Per cercare di eliminarlo, mi proposero un
     trattamento di crioterapia. In seguito iniziai ad avere forti dolori addominali, in modo particolare all’avvicinarsi e
     durante  le  mestruazioni.  Consultai  un  medico  e  mi  sottoposi  a  esami,  scoprendo  che  avevo  sviluppato  aderenze
     multiple.  Come,  perché?  Il  medico  non  seppe  darmi  spiegazioni  e  mi  propose  un’isterectomia  totale.  Avevo
     ventisette  anni  e  desideravo  un  secondo  figlio.  Sopportai  quindi  le  aderenze  e,  con  stupore  dei  medici  che  mi
     seguivano, rimasi di nuovo incinta. Alla nascita di mio figlio ebbi la fortuna di incontrare un chirurgo meraviglioso
     che mi liberò da tutte le aderenze. Fu un intervento che durò molte ore e dal quale ci vollero mesi per riprendermi.
     Mi occorsero anni prima di poter fare il collegamento tra questo trattamento e le aderenze, senza tener conto del fatto
     che quando ero stata dal medico perché avevo perdite di sangue fra una mestruazione e l’altra ero nella fase di
     guarigione dal tumore (vedi Tumore al collo dell’utero alla voce Utero).
     Molte persone credono che un intervento chirurgico sia la soluzione miracolosa per liberarsi dai loro problemi,
     dimenticando a volte un po’ troppo in fretta gli effetti secondari. Sicuramente gli interventi chirurgici hanno salvato e
     salvano molte vite, ma talvolta vengono eseguiti inutilmente. Dopo un intervento per asportare la vescicola biliare,
     mi accorsi di avere due cicatrici. Ne chiesi il motivo all’infermiera. Mi rispose: «Quando si opera l’addome di
     solito  si  toglie  l’appendicite  nel  caso  si  presentassero  problemi!»  Che  potevo  dire?  Oggi  le  chiederei  se  quel
     medico  sarebbe  disposto  a  farsi  asportare  i  testicoli  nel  dubbio  che  potessero  sviluppare  un  cancro.  Questo  è
     talvolta il prezzo che si deve pagare per imparare a usare il proprio discernimento.
     Un giorno un’amica a un Centro di crescita personale mi disse: «Se si proponesse a un malato di cambiare la sua
     alimentazione,  le  sue  convinzioni  e  liberarsi  dalle  emozioni  legate  alla  sua  sofferenza  per  guarire,  oppure  di
     sistemare  la  cosa  con  un  intervento  chirurgico,  otto  persone  su  dieci  opterebbero  per  l’intervento».  Per  fortuna
     questa percentuale tende a diminuire.
     → Se queste aderenze hanno avuto origine da ustioni:
     Qual era il senso di colpa che mi ha attirato questa o queste ustioni e queste brutte cicatrici?
     AFASIA: disturbo o perdita della padronanza del linguaggio acquisito che causa difficoltà nel parlare, nello scrivere o
     nel leggere. L’afasia dipende da una lesione delle due zone cerebrali specializzate nel linguaggio (l’area di Broca e
     l’area di Wernicke), nonché delle loro connessioni nell’emisfero cerebrale dominante.

     → Afasia di Broca: l’eloquio è lento, segnato dallo sforzo e mal ritmato. Le parole sono limitate all’essenziale.
     Ho molta paura a esprimermi di fronte a una persona in particolare o in una determinata situazione?
     → Afasia di Wernicke(o afasia recettiva): la persona non comprende i comandi orali o scritti.

     Ho avuto un trauma nei primi anni di scuola o ho avuto molta paura di non essere in grado di corrispondere a
     ciò che i miei insegnanti si aspettavano da me?

     → Afasia globale: incapacità o grande difficoltà a parlare, a scrivere o a capire le parole pronunciate o scritte.
     Ho vissuto uno shock o una forte emozione che mi ha lasciato senza parole?
     → Afasia dovuta a un incidente cerebro-vascolare o a un trauma cerebrale:
     Ho vissuto una paura che mi ha paralizzato?
     Il terrore di morire può aver originato un trauma cerebrale e causato di conseguenza un’afasia.
     AFFANNO: sensazione di avere il respiro corto.
     → Affanno improvviso:
     Che cosa mi fa paura?
     → Affanno che perdura:
     Ho paura di perdere ciò a cui tengo?
     Ho domandato molto a me stesso?
     AFONIA:vedi Corde vocali.
     AFTA o ULCERA DELLA CAVITÀ ORALE: vedi Bocca.
     AGORAFOBIA:è la paura di sentirsi male, lontani da un luogo o da una persona che rappresenta la nostra sicurezza.
     L’agorafobico è spesso claustrofobico. Il timore si manifesta nella paura di tutto: della folla, degli ascensori, delle
     persone, delle gallerie, delle automobili… Molti non sanno neppure di soffrire di questa fobia. La paura più grande
     è quella di perdere il controllo e di impazzire. Dietro questa ansia si nasconde quasi sempre un evento traumatico la
     cui carica emotiva non è stata liberata, sia perché abbiamo sempre voluto sfuggirle, sia per aver voluto mantenere il
     controllo delle situazioni. Quando però questi due meccanismi non possono più essere utilizzati, l’agorafobia torna
     in superficie e subentra il senso di panico. Può essere originata da un evento in cui la persona ha temuto di morire,
     può essere persino legata a un parto difficile. Se il bambino ha avuto paura di morire soffocato, qualsiasi situazione
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